189 alle Ire inumazioni da legge prescritte, si trac sulla moltitudine, o menile si afferma che si traeva in allo le palle, tempestavano nel basso, e cinque cittadini sono gravemente feriti e due percossi mortalmente. Io non voglio imprendere la giustificazione dei tumultuanti, ma dico che essi furono con arbitrarie violenze provocati dagli agenti del governo, e soggiungo che il tumulto era facilissimo a pacificarsi con saggi provvedimenti; e conchiudo, che prima di versare il sangue cittadino, non vi è sacrificio che basti a chi ha in mano i destini d’una città eh è regina del flutto tirreno. (Applausi.) Non si mancherà certamente di osservare che molti mali umori covano in Genova: che odii profondi contro il ministero vi allignano: che ardili desiderii si vanno manifestando; che accese declamazioni si vanno gettando in faccia al potere . . . Ma sono essi convinti i signori ministri di non avere per nulla contribuito a queste dolorose condizioni di cose ? E la pace indecorosa, a cui voi vi ostinate Ira gli appelli incessanti di guerra che vi fa l’Italia, che vi fa l’Europa; e le reliquie di una condannata oppressione tenacemente conservate; e gli uomini antichi con grande pertinacia a cose nuove mantenuti; e gli slanci repressi, c le speranze agghiacciate, e l’entusiasmo con sottilissime arti soilocato, pretendete voi che sollevali non abbiano molli sdegni, e che a molte irritazioni non abbiano dato argomento? Mettetevi dunque una mano al cuore, o ministri, e siale più indulgenti, siate meu pronti nel far giudizio delle ofiese che sono portale al vostro nome da una moltitudine, che si sente 1 anima trafitta dai procedimenti vostri. (Applausi dalle gallerie.) Saettali dall’arco dell’esilio, vengono in Piemonte a chiedere ospitalità e conforto gli abitanti della terra lombarda, terra che il Croato calpesta con orme di sangue. Cieli dei nostri amplessi, salutano ancora una volta il tricolore vessillo sulle mura subalpine, e rasciugano il ciglio e ritornano alle speranze di migliori giorni. Frattanto una legge funesta si sta preparando contro di essi, e la pubblica indegnazione sorgé a protestare contro la legislativa officina. Avvertiti i ministri dal pubblico clamore ritirano la legge. E perchè la ritirano? Per addolcirla, dicono essi: e sapete di quale addolcimento ci furono cortesi? . . . Quelle odiose repressioni, che prima colpivano soltanto i Lombardi, si estesero anche ai Piemontesi; invece di alcuni abitanti di questo regno, tutti si chiamano indistintamente i cittadini dell alto Italia a curvare il capo sotto l’iniquo giogo: tali dovevano essere le dolcezze ministeriali! . . . (Ilarità.) . . Si prescrive a liberi cittadini di presentarsi all’uffizio di po.izia, di dichiarare nome, patria e qualità, di lar prova dei mezzi di sussistenza, di presentare mallevadori della propria condotta . . . Ah! sapete voi quali tormenti sian questi? Lo dicano per me quei benemeriti, che siedono in questa Camera dopo avere per tanti anni sospirata la perduta patria, dicano essi se più crudeli dell’esilio non lossero gli avvilimenti che si chiamavano sul capo dell’esule. (Bene! bene!) Voi dichiarale incorsi senz' altro nelle sanzioni penali, portate dalla