300 i/ADRIATICO in quel mare. Ma allora non s’erano appuntate contro Venezia tante e poderose minacce come all’inizio del sec. xvi, perchè allora la potenza ottomana era agli inizi, nè il Mezzogiorno d’Italia era passato sotto un forte stato quale appariva la Spagna nel Cinquecento. E poi occorre osservare che l’espansione veneta in Puglia ed in Romagna ha lo stesso movente economico di quella che un secolo e mezzo innanzi avea spinto la Repubblica ad aggregare intorno alle Lagune tutto il territorio fra le Alpi ed il mare, tra l’Isonzo, il Po e l’Adda; e tale movente consisteva nel pericolo che i suoi antichi clienti si svincolassero dalla sua egemonia commerciale, il che diveniva impossibile quando fossero stati ridotti a soggezione politica. I principi italiani e quelli stranieri eh’erano stanziati nella Penisola non compresero la politica veneziana e si limitarono a giudicarla da un punto di vista proprio, cioè lesiva ai loro interessi, e in tal modo accusarono la Repubblica di prepotenza e avidità. Intuì Venezia il malanno che si addensava sul suo capo e nel 1505 cedette a Giulio II le Romagne, meno Faenza e Rimini. Ma ormai la diplomazia europea aveva congiurato contro la Repubblica e con i trattadi di Blois del settembre 1504 aveva decretato la ripartizione della terraferma veneta tra la Francia e l’impero. La scaltrezza della Serenissima ritardò lo scoppio della tempesta fino al dicembre 1508 in cui fu segnata la lega di Cambrai. Venezia, è vero, si salvò dal-