483 19 Gennaio. AGLI ELETTORI DELLO STATO DI VENEZIA. L’Assemblea dei rappresentanti, cui saggiamente il nostro Governo determinava di convocare, è chiamata a decidere intorno a qualsiasi argomento, che si riferisca alle condizioni nostre interne ed esterne. Tanta c cosi svariala estensione di poteri ed uilicj, che voi, elettori,. state per affidare a codesti raprosentanti, domanderebbe in loro anche a tempi tranquilli ed in casi ordinarj molle eminenti prerogative d’intelletto c di cuore. E queste prerogative eminenti non dovranno a più ragione da voi cercarsi, quando la nostra patria si trova in una posizione difficilissima ed affatto speciale? Una legislazione, che siede ancora sopra i rottami del barbaro c diffidente dominio austriaco: un Governo nuovo, che non potendo far tesoro della sperienza, grande maestra dei popoli, poggia piuttosto con prodigiosi conati sulle inspirazioni del patriottismo, e sull’istinto del bene : un erario, cui, dopo tanti generosi sagrificj de’cittadini, resero quasi esausto le infinite, in parte necessarie, in parte men utili spese: una flotta che abbisogna forse di accrescimento, per poter con profitto spiegare il nobile suo slancio guerresco: un’armata di terra, che vigile e ledei custode di questo baluardo d’Italia, ha duopo però di maggiori forze per ¡stendere il giovane braccio sulle terre nostre ancora profanate c devastale dagli oppressori: una necessità, in line, di provvedere al sostentamento del popolo, i cui redditi scemano al mancar del commercio e dei consumi da parte dei possidenti: ecco la condizione interna del nostro paese. E se parliamo della esterna, chi non conosce quali nemici ci stanno contro, e su quali amici possiamo sperare? Chi non ¡scorge le antiche arti dell’aquila fraudolenta e vorace, la quale fìnge di accedere alla mediazione, per aver campo d’ingojar nuovamente, uno per volta, i due popoli già emancipati, l’ungherese e l’italico ? Chi non intravvede, quanti interessi diversi, quanto agitarsi d’infausti partili, quante reti diplomatiche, c per ultimo quante simulate grida di coscienze restano ancora a vincersi, affinchè si avveri una volta la bramata unione italiana, senza cui non avremo giammai vigore bastante al grande conquisto della nazionale indipendenza? Questo e non altro, o cittadini elettori, è lo stato nostro attuale: le illusioni non giovano, anzi nuocono grandemente. Chi ve lo dipinge migliore, adula il Governo: e il Governo, che meritamente gode la fiducia vostra, non abbisogna di essere adulalo, ma sibbene coadjuvato da tulli noi, c coi mezzi lutti a ciascuno dalla provvidenza largiti, il braccio, le fortune, l’ingegno. Venezia trovasi illesa, a simiglianza dell’arca sacra, nel mezzo di questo grau pelago di agitazioni politiche. Se all’impazzata ci lasccremo trascinare dalle correnti, il nostro naufragio è indubitato : ma se con vigile senno, siedendo al timone, ed evitando del pari lo scoglio dell’anarchia e quelli d’un dispotismo regio o dittatorio, sapremo