455 sarete rimasti commossi da santo sdegno, ed avrete rigettata lungi da voi una sì rea c vergognosa provocazione. Ciò non ostante, perchè niuno di voi possa dirsi illuso da fallaci seduzioni e da predicatori di sovversive dottrine, nè ignaro di quanto si trama dai nemici di ogni ordine, d’ogni legge, d’ogni diritto, d’ogni vera libertà e della vostra felicità, vogliamo oggi nuovamente innalzare e diffondere la nostra voce in guisa che-vi renda vieppiù certi dello stesso divieto, con cui vi proibiamo, a qualunque ceto, o condizione apparle-niate, di prendere alcuna parte nelle riunioni che si osassero fare per le nomine degli individui, da inviarsi alla condannata Assemblea. In pari tempo, vi ricordiamo come questa nostra assoluta proibizione venga sanzionata dai decreti dei nostri predecessori, e dai concilii, e specialmente dal sacrosanto concilio generale di Trento (Sess. XXII. 6. XI. de Refor.), nei quali la Chiesa ha fulminato replicate volte le sue censure, c principalmente la scomunica maggiore, da incorrersi, senza bisogno di alcuna dichiarazione, da chiunque ardisce rendersi colpevole di qualsivoglia attentato contro la temporale sovranità dei sommi romani Pontefici; siccome dichiariamo esservi già disgraziatamente incorsi tutti coloro che hanno dato opera all’atto suddetto, ed ai precedenti, diretti a danno della medesima sovranità, od in qualunque altro modo, e sotto mentito pretesto hanno perturbata, violata ed usurpata la nostra autorità. Se però ci sentiamo obbligati per dovere di coscienza a tutelare il sacro deposito del patrimonio della Sposa di Gesù Cristo alle nostre cure affidalo, coll’adoperare la spada di giusta severità a tal uopo dataci dallo stesso divino giudice, non possiamo però mai dimenticarci di tenere le veci di colui che anche nell’esercitare la sua giustizia non lascia di usare misericordia. Innalzando pertanto al cielo le nostre mani, mentre di nuovo a lui rimettiamo e raccomandiamo una tal causa giustissima, la quale piucchè nostra ò sua, e mentre di nuovo ci dichiariamo pronti, coll’aiulo della potente sua grazia, di sorbire sino alla feccia, per la difesa c la gloria della Cattolica Chiesa, il calice delle persecuzioni, che esso pel primo volle bere per la salute della medesima, non desisteremo dal supplicarlo e scongiurarlo, affinchè voglia benignamente esaudire le fervide preghiere che di giorno e di notte non cessiamo d’innalzargli per la conversione e la salvezza dei traviati. Nessun giorno certamente più lieto per noi e giocondo sorgerà di quello in cui ci sarà dato di veder rientrare nell’ovile del Signore quei nostri5figli, dai quali oggi tante tribolazioni, ed amarezze ci provengono. La speranza di goder presto di un si felice giorno si convalida in noi al riflesso che universali sono le preghiere, che, unite alle nostre, ascendono al trono della divina misericordia dalle labbra e dal cuore dei fedeli di lutto l’orbe cattolico, e che la stimolano, e la forzano continuamente a mutare il cuore de’peccatori, c ricondurli nelle vie di verità c di giustizia. Dalum Gajelac die 4.° januarii anno 1849. PIUS PP. IX.