51 co’ moschetti da dentro le case. II merito della riuscita attribuir si dcbbe compiutamente all audacia de’ volontari!, alla loro tremenda baionetta. Affinchè tanto valore possa attivamente adoprarsi al primo momento opportuno, vi prego, cittadini del Circolo Italiano, febbricitanti di nazionalità, di secondar« l’energia de’Triumviri nell’ordinamento della guardia nazionale in tutto 1 Estuario, che siano scelle imparzialmente, che non si permetta il farsi rimpiazzare nel militare servizio, e soprattutto che s istruiscano a tirare al bersaglio. A questa utilissima istruzione influir possono grandemente le vostre donne, le gentili, le italiane Venete signore. I na guardia nazionale in tal modo ordinata ed instrutta, permetterebbe al maggior numero de'diciottomila volontarii di cadere a proposito addosso ai barbari. L’affezionato e pieno di stima per voi tutti Generale in capo GUGLIELMO PEPE. 5 Novembre. Traduciamo dalla Démocratie Pacifique le ultime parole di un nobile e caldo indirizzo, che è ad un tempo un’energica protesta dei Lom-beidi e dei Veneti al Governo della Repubblica francese. « Egli è con un’intera confidenza che noi facciamo questo appello alla Francia, la quale combatte da sessantanni per il libero sviluppo della vita politica delle nazioni, alla Francia che ha scritto in fronte alle sue leggi il dogma della sovranità popolare, e che oggi non può più transigere colla vecchia diplomazia. Essa non può prestare il suo appoggio a condizioni contrarie al dogma eh'essa rispetta presso di sè, e che disonorerebbe c la sua e la nostra bandiera. Francia e lealtà sono per jioi due sinonimi. Noi crediamo dunque, che la sua mediazione, lungi dal edere la sovranità del popolo lombardo-veneto, la sua mediazione saprà tarla rispettare nel pieno esercizio del suo diritto. « L'Italia invoca la protezione della Francia, perchè ella protesa e non perchè circoscriva la sua indipendenza. « Ma se la Francia repubblicana non volesse ancora aprire la nuova era deUa fraternità dei popoli; — se i popoli non potessero aspettarsi a lei una diplomazia diversa da quella di Luigi XVIII e di Filippo, noi g t diremo allora con un dolore profondo, ma non disperato: —Lascia-C€l solls abbandonati al nostro destino, soli noi combatteremo per la °sira nazionalità, che voi avevate promesso di difendere, e noi deploro-icmo per la nostra nazionalità, che voi avevate promesso di difendere e oi deploreremo un disinganno, ci dorrà che voi non abbiate compiuta Ci sa,lta missione, che vi avrebbe ottenuta l’ammirazione dell’Universo. 1)0,;rcherà il. voslro soccorso, ma non quello di Dio, che protegge i Indivi °PP1^SS1, A noi rimar,*à sempre il nostro diritto inalienabile, la , ' 0lle dl. quanto abbiamo operato per la civilizzazione dell’Europa mro !•? i * 1l"flc?SÌbiIe volontà di combattere, ora e sempre per emanci-om ai dia, la Venezia, l’Italia intera da ogni dominio straniero,