410 dubbiosa a decidere se più risplenda l'unione, il reciproco amore ed il senno. « Con profondo ossequio ec. « Bologna, 2 novembre 1848. « Per la Società Il presidente T A VEGGI Avv. CLEMENTE, « Per la Commissione redattrice Osima Benedetto — March. Gioachino Pepoli — Luigi Rusconi ». ■—in—mm ---- 15 Novembre* Leggiamo nella Concordia: »Fu nel -1508 ed il 16 di dicembre che Venne sottoscritto il celebre trattato della lega di Gambrai. » In questo si strinsero in prima fra di esse la Francia, l’Austria, FAlemagna j e più tardi la Spagna, il Papa, il duca di Ferrara e quello di Mantova; il fine, che si proponevano, era quello di assaltare col pondo delle loro forze riunite la repubblica di Venezia, ed oppressa che l’avessero, dividersene gli stati, L’imperatore poi d’Alemagna, accoppiando alla povertà ed alla rapacità tedesca l’odio barbarico contro il nome italiano, chiedeva che Fistessa Venezia venisse del pari fatta segno ai colpi dei collegati; e, presa che rimanesse, proponeva che, compartita in quattro giurisdizioni, vi fossero edificate quattro fortezze, e, datane una in custodia ad ogni stalo della lega, farla così guardare a vista dalle maggiori potenze d’Europa. « A compiere intanto i fati di quella invidiala repubblica, la Francia per la prima, e gli altri dopo, si scagliarono sopra i suoi ricchi domimi, e, malgrado eli’essa mostrasse il volto alla fortuna, e combattesse ferocemente nel Cadore ed in altre parli, pure oppressa da tanto sforzo, dovette in breve ora abbandonare quasi lutti i suoi stati del continente, 'edere dall’alto delle sue torri il fumo dei casolari e delle ville che sorgeva dalla predata terraferma. « Ma in allora, come adesso, non si smarrì ; ed alla prima occasione ebe nella rivolta di Padova contro il Tedesco le si offerse propizia, l’afferrò avidamente, e concentrò nella difesa di questa città tutti gli sforzi della sua tremenda energia, « L’imperatore Massimiliano valicò allora le Alpi, e con esso discese 1111 a mandria innumerevole di barbari, che cinsero intorno la città del brenta; non erano meno di centomila gli assedianli, e non meno di duecento le artiglierie che dovevano squarciare le sue mura. Per bene due mesi, la rabbia tedesca disertò i campi infelici che la circondavano, e si Aggirò come il lupo famelico intorno ad essa; finalmente non così tosto venne aperta la breccia , che un nugolo di armati si precipitò sopra di essa; ma, lanciati in aria dalle mine e quindi assaliti e trafitti dagl’ita-fiani ferri, dovettero allentare la mal ghermita preda, e levare l’assedio. « Nella guerra che per otto e più anni tenne dietro a questo fatto, Venezia seppe tanto adoperarsi colla virtù delle spade, e col senno dei