210 Aliti principi europei, quantunque bea più potenti di Noi, non poterono .opporsi ai movimenti dei loro popoli. Nella qual condizione di cose, Noi non avevamo dato altro ordine ai nostri soldati, mandali ai conlini dello stalo della Chiesa, se non che di proteggere l’integrità e la sicurezza di esso. Ma ora, bramando alcuni che Noi, con altri popoli e principi, moviamo guerra ai Tedeschi, abbiamo giudicato nostro dovere il dichiarare chiaramente ed apertamente in questo solenne Consesso, che Noi siamo lontanissimi dal far ciò, concjossiachè Noi lenghiamo, benché indegni, lo veci di Colui eh’è autore della pace ed amatore della carità, e dobbiamo per l’uilicio del nostro sacro apostolato abbracciare con eguale amore paterno tutte le genti ed i popoli tulli. Che se tuttavia fossero alcuni tra’ nostri sudditi, che venissero strascinali dall’esempio degli altri italiani, in che »nodo potremmo noi frenare il loro ardore? Ma qui non possiamo astenerci dal rigettare nel cospetto di tutte le genti i subdoli consigli, manifestati in varii libri e giornali, di coloro, i quali vorrebbero che il Pontefice romano divenisse presidente di una nuova Repubblica da costituirsi di tutti i popoli italiani, Anzi in quest’occasione avvertiamo ed esortiamo gli stessi popoli italiani, per la carità nostra verso di loro, che si guardino bene dagli astuti consigli di questo genere, consigli perniciosi all'Italia stessa; si tengano attaccati ai loro principi, la cui benevolenza hanno già sperimentato, e non si lascino mai togliere uali obbedienza loro. Altrimenti, non solamente mancherebbero al loro dovere, ma ancora correrebbero il pericolo che l’Italia fosse divisa da sempre maggiori intestine discordie. In quanto a Noi poi, dichiariamo di nuovo che il Pontefice romano rivolge ogni suo pensiero, cura e studio a ciò che il regno di Cristo, cioè la Chiesa, sempre più si dilati; non già che si dilatino i confini del principato civile, clic la divina Provvidenza volle donato a questa Sede, a proteggere la dignità di essa ed il libero esercizio del supremo apostolato. Sono dunque in grande errore coloro, i quali pensano che Noi possiamo essere sedotti dall’ambizione di ampliare il nostro dominio temporale a prendere parte a’ guerreschi tumulti, E sarebbe di somma gioia al nostro cuore paterno, se potessimo con l’opera e le cure nostre giovare ad estinguere il fomite delle discordie e riconciliare gli animi e ristabilire la pace, Intanto, mentre abbiamo sentito con somma consolazione che in molli luoghi, non solamente in Italia, ma fuori di essa, i nostri fedeli figli non hanno mancato all’ossequio dovuto alle cose sacre ed ai sacri ministri, ci dogliamo con tutto l’animo che ciò non siasi fatto per tutto. Nè possiamo astenerci dal lamentarci in questo vostro Consesso di quel funestissimo uso, singolarmente propagato nei nostri tempi, di pubblicare ogni genere di libri dannosi, in cui si fa orribile guerra alla nostra santissima Religione ed ali'onestà dei costumi, e s’infiammano le civili perturbazioni e discordie, e si ripetono i beni della Chiesa, e si oppugnano i più sacri diritti di essa, e con false accuse si lacera la fama di ottimo persone. Abbiamo credulo opportuno di comunicarvi oggi tali cose, o venerabili fratelli. Ora rimane che insieme offriamo a Dio Ottimo Massimo, con umiltà del Nostro cuore assidue e fervide preghiere, e perchè voglia di"