sua ci Ira lino al triplo ed al quadruplo. A questa passività, ogni giorno crescente, devesi unire il danno della inazione della Cassa Risparmj, la quale, per forza maggiore delle circostanze attuali, non può suffragare il Monte di pietà testé assunto dal Comune. Aggiungasi i’ esposizione che potrebbe aggravarsi sul Comune medesimo in causa della garanzia del milione e mezzo di lire Italiane prestata per la istituzione della Banca e lilialmente alle sopraddette passività ed esposizioni si uniscano i diecisclle milioni di lire correnti delle due proposte sovra accennate. Eccovi la dolorosa condizione di questa Città. Ricordatevi l’avvilimento in cui era sceso il prezzo dei nostri stabili e dei nostri palazzi dieci anni sono e paventate una ricaduta irreparabile per lunga età. Ma la patria, sento da taluno ripetermi, nuovo sacrifizio domanda. Se lo abbia pure, io rispondo, ed il cittadino che senza alletto per la patria, e per la nazione non ritiri il suo voto. Facciasi però luogo dapprima ai seguenti riflessi. Il prestito di cinque milioni è diviso in due. Uno volontario di Ire milioni, guarantiti da quaranta firme solventissime ed uno forzato di due milioni guarantito da cento cinquanta altre Ditte alquanto meno doviziose. Tutti noi qui riuniti, fuor di qualche eccezione, siamo compresi in uno dei delti prestili ed abbiamo già rilasciato i f aglili pei quoti che apposite Commissioni ci anno addossato. Ma il Decreto del Governo Provvisorio di Venezia N. 10807 in data 25 Luglio decorso, con cui fu istituita la Banca, firmato da tutti i cinque membri che a quell’epoca lo componevano, nelle sue prime parole dichiara, che il nuovo sacrifizio che domaudavasi a Venezia mirava a sostenere nella presente guerra l'indipendenza d’Italia, Il successivo decreto Dittatoriale in data 19 Settembre N. 2217 riferibile al prestito di tre milioni ed il posteriore di data i2 Ottobre N. 5227 con cui fu emesso quello dei due milioni, allegano la necessità del sacrifizio alle ingenti spese della guerra ed ai gravi bisogni dello Sialo. Ma questo Stato, ma questi bisogni3 ma questa guerra d’indipendenza non riguardano solamente Venezia. È già notorio che i due Governi di Milano c Venezia poco dopo la espulsione degli Austriaci dalle Provincie Lombardo-Venete, di-ehiarirono che i debiti che 1’ uno e 1’ altro Governo fossero per contrarre, sarebbero considerati debiti della Nazione. Dunque anche il debito o la garanzia che oggi assumesse il Comune deve considerarsi un debito o una garanzia nazionale. Ma le Provincie Lombarde e le Venete nuovamente occupate non possono in oggi guaranlirlo. Il so; ma se manca per ora il loro consenso, non però deve mancare il consenso degli altri Stati Italiani, E questo consenso io lo trovo doveroso, indispensabile e necessario. Doveroso perchè soltanto qui si fa in oggi la guerra all’Austria, nè la si fa per la sola Venezia. Qui soffocali, con esempio meraviglioso tulli i parlili, si fa veramente la guerra per la indipendenza d'Italia. Qui solamente dal Ticino all’Isonzo sventola il vessillo dei tre colori; qui d’ogni parte affluirono i più coraggiosi fra nazionali a difendere questa Città che i Circoli, i Parlamenti, le Camere, ed anche i Re riconoscono, dei pari ai nemici, essere l’unico propugnacolo della indipendenza Italiana, Indispensabile e necessario è questo fraterno consenso,