100 dicono che è un fanatico, che ha una testa calda, elicè un matto e peggio : c tu ci credi, e maledici a chi li vuol bene, e gli auguri in ii- cambin il malanno. ? . Ma non usciamo d’argomento. Tu vuoi sapere che cos e Venezia, come c’ entri con noi, perchè venghi a domandarci la limosina. 1 erchò dobbiamo farla, perchè siamo interessati a tarla. Venezia è una città, non delFallro mondo, vedete, è una città nostra, una delle più gloriose città d’Italia. Oh! se sapeste coni è nata questa città, coni’è cresciuta, che meraviglie ha operate in quattouici secoli di vita, certo vi gloriereste di sapere che è nostra; e a quei maligni, o ignoranti, o tristi, che vi dicono: «che cosa c’entra con noi Venezia?». Come! rispondereste, che cosa c’entra con Vigevano il suo duomo, il suo S. Pietro, che è quanto vi ha di bello, di caro in vigevano. . . Ma tiriamo innanzi. L’Italia, il nostro bel paese, che gli suanieii ci vogliono togliere, il nostro bel paese dove gli altri hanno da comandare e noi da ubbidire, dove noi abbiamo da lavorare e gli altri da godere (poiché, alla fin dei conti, è questa la conclusione alia quale w tirano tulli quei vostri amici, i quali vi dicono che già la è finita, eie è ora di mettere il cuore in pace, che i Tedeschi son buona gente, sono Cristiani aneli’essi ec. ), l’Italia, dico, è una gran lingua di terra, che, avendo per base le Alpi, il Piemonte, il Lombardo-Veneto , s’addentra lunga lunga nel mare; da una parte ha il mare, dall altra il maio, i questo mare a destra, la regina è Genova; di quest altro a mancina, a regina è Venezia. Vedete bella posizione, che ii cielo ha dato alla nostra patria ! Oh ! se Genova e Venezia fossero quello che devono essere , che sono destinale ad essere, sapete voi che non ci sarebbero tanti Francesi cd Inglesi a mettere il naso a casa nostra? Saremmo noi padroni ce mare, del più bel mare, padroni d' un estesissimo commercio, e que c nazioni dovrebbero farci tanto di cappello; ma noi.... non sappiamo ih meno godere di quel bene che Dio ci ha dato. Ora dunque, sappiate che là dove è adesso Venezia, una volta non era che un cinquanta o sessanta piccole isole, torniate dai depositi ci' fiumi, che colano dalle Alpi, le quali tanno bella, ma inutile corona a nostra cara patria. Sul principiar del quinto secolo, orde innumerevoli barbari, venuti di dove vengono i barbari del dì d oggi, irruppero ne c nostre contrade, c fecero al nostro paese nè più nè meno di quello c >c adesso fanno i Tedeschi alla povera Lombardia: saccheggi, violenze, drerie, botte, violazioni di sacro e non sacro, e guai a chi non istesse zitto.... la morte. Gl’Italiani d’allora, piuttosto che servire ai bai bai i, piuttosto che soffrir tanta infamia, sono scappati tutti, come scappano a dì d’oggi i poveri Milanesi, e si sono rifuggili in quelle isole. Que | isole eran nude, nude : nudi, nudi erano coloro che cercavano rifugio, i>ul portavano con sè l’amor della libertà, l’amor della patria. E adesso i*o> perchè l’amor di patria è morto, e per quattro solui si vende anche 1 patria ; ma allora l’amor di patria poteva e taceva tutto. Io non ho tenij> da raccontarvi tutta la maravigliosa storia; vi dirò in breve clic que ‘ mano di fuggiaschi gettati sopra un banco d arena , lungo un cenluu1