454 avrebbe ieri deliberato di non poter nominare il deputato, per cui venne protratta la seduta ad altro giorno. Non si conoscono poi i motivi, onde convalidarono la ripulsa. » 43 Gennaio. mm as AI NOSTRI AMATISSIMI SUDDITI. Da questa pacifica stazione, ove piacque alla divina Provvidenza di condurci., onde potessimo liberamente manifestare i nostri sentimenti, ed i nostri voleri, stavamo attendendo che si facesse palese il rimorso dei nostri figli traviati per i sacrilegii ed i misfatti, commessi contro le persone a noi addette, fra le quali alcune uccise, altre oltraggiate nei modi più barbari, non che per quelli consumali nella nostra residenza, e contro la stessa nostra persona. Noi però non vedemmo che uno sterile invito di ritorno alla nostra capitale, senza che si facesse parola di condanna dei suddetti attentati, e senza la minima garantia che ci assicurasse dalle frodi e dalle violenze di quella stessa schiera di forsennati, che ancora tiranneggia con un barbaro dispotismo Roma e lo stato della Chiesa. Stavamo pure aspettando che le proteste e ordinazioni da noi emesse, richiamassero ai doveri di fedeltà e di sudditanza coloro, che Y una e l’altra disprezzano e conculcano nella capitale stessa dei nostri stati. Ma invece di ciò un nuovo e più mostruoso atto di smascherata fellonia e di vera ribellione, da essi audacemente commesso, colmò la misura della nostra afflizione, ed eccitò insieme la giusta nostra indignazione, siccome sarà per contristare la Chiesa universale. Vogliam parlare di quell’ atto, per ogni riguardo detestabile, col quale si pretese intimare la convocazione di una sedicente Assemblea generale nazionale dello stato romano, con un decreto del 29 dicembre p. p., per ìstabilire nuove forme politiche da darsi agli stati pontificii. Aggiungendo così iniquità ad iniquità, gli autori e fautori della demagogica anarchia tentano distruggere l’autorità temporale del romano Pontefice sui domimi di santa Chiesa, quantunque irrefragabilmente stabilita sui più antichi e solidi diritti, venerata, riconosciuta c difesa da tutte le nazioni, col supporre e far credere che il di lui sovrano potere vada soggetto a controversia, o dipenda dal capriccio dei faziosi. Risparmieremo alla nostra dignità la umiliazione di trattenerci su quanto di mostruoso si racchiude in quell’atto, abbominevole per l’assurdità della sua origine, non meno che per la illegalità delle forme, c per l’empietà del suo scopo; ma appartiene bensì all’apostolica autorità, di cui, sebbene indegni, siamo investiti, ed alla responsabilità che ci lega coi più sacri giuramenti al cospetto dell’Onnipotente, il protestare non solo, siccome facciamo nel più energico ed efficace modo, contro dell’atto medesimo, ma il condannarlo eziandio alla faccia dell’universo, quale enorme e sacrilego attentalo commesso in pregiudizio della nostra indipendenza e sovranità, meritevole de’gastighi comminali dalle leggi sì divine come umane. Noi siamo persuasi che, al ricevere l’impudente invito,