1399 pei lor morti che avrebbero il proprio giogo seppellito nel fango; solo la disperazione li trasse a scegliere tra la libertà e tra la morte. 1 com-missarii imperiali, spediti al conline d’Italia nell’aprile e nel maggio decorso, non credettero di tradir la corona che gli aveva mandali col riconoscere questo medesimo, almeno fin dov’era loro permesso dal proprio ufficio, Non ¡sdegnarono allora, all’Italiano in armi e vincente, di tarsi I belli delie promesse ampie ch’ei ora, sopraffatto e tradito, si vede tramutate in catena durissima. Lo stato attuale del Lombardo-Veneto è spa- ) ventosamente più orrendo, che non quello che marzo portò via in un’onda di sangue; e se questo è, coni’è infatti, come lo grida in ogni suo nuovo balzello, in ogni sua nuova sentenza di morte la militar dittatura, che gli sta sopra quasi prominente vertice di dirupo solcato dal fulmine; se il dicembre è impossibile, quando marzo era solo intollerabile e vergognoso; qual fine, signor ministro, avrà questo vasto e pauroso soqquadro d’ogni umana ragione? Io, che nulla in niun tempo avrei da voi domandato per me, e nulla spero e nulla temo: io mi sento superbo di ricordarvi e di chiedervi po’fratelli dell’anima mia le promesse, che fece ad essi solennemente l’imperatore, di cui siete ministro. Io non voglio dire che da codesto i Lombardo-Veneti si stringireb-ber dell’anima all’Austria; un torrente di sangue strascina le fumanti sue ondo tra gli uni e tra l’altra: ma dico che da tulli e due i lati si guadagnerebbe, e smisuratamente più dal lato a cui voi tenete, o signore. Gl’Italiani avrebbero tregua dalle ingiustizie; e l’Austria dalle ferite vive al suo onore. Gl’Italiani non rapirebbero alle memorie dell’ora decorsa, non rapirebbero nessuna lagrima per l'ora che viene; e 1 Austria saprebbe che nelle biianeie di Dio non cadono lagrime nuove. GIULIO SOLITRO. 1 Gennaio. IL CAPPELLANO SUPERIORE DELL’ARMATA YENETA ALLA VALOROSA MILIZIA. Militi della Patria! Eccoci all’incominciamento del nuovo anno, ed eccoci, sotto la protezione dell’eterno Re dei popoli, liberi in questo ba- Iluardo della italiana salvezza. Molto avete sofferto c molto vi resta a soffrire per rendere libera dallo straniero l’intera Patria vostra; ma le vostre sofferenze vi si convertiranno in lieto sacrificio di amore quando vi piacerà raddolcirle coi conforti della religione di quel Dio, che soffrì tante pene, nell’ umana carne, per la santa libertà di tulli i popoli. La religione è quella fontana indefettibile, che allenisce ogni dolore, quell’ancora della salvezza, che fa resistere a ogni più violenta scossa. La religione dunque sia il fondamento delle vostre speranze, la potenza delle vostre armi il primo grido della vostra libertà. La cai ità ci isliana si levi in fiamma ne’vostri cuori e v’accenda di quel coraggio cristiano, che la ì veri martiri della religione e della pairia. Attingete dai sacia-