305 nostra. Prima di volgerci al popolo, o ai diritti che in lui si racchiudono, noi lutto tentalo abbiamo per riuscire a salvamento; noi al papato e al principato chiesta abbiamo la nostra emancipazione, e l'uno e l'altro non risposero alle speranze che in essi avevam poste: onde alla nazione ci vogliamo infine per salvezza della nazione. Ma la Costituente nostra, quale l’abbiamo immaginata e quale sarà, non ¡sconoscerà no i beneficii, che dal principato e dal papato vennero all’Italia. La Costituente nostra non obblierà di qual lampo slolgorasse la spada di Carlo Alberto nelle pianure lombarde, e una larga parte tara sempre al generoso che Ja vita e un regno arrischiava per salute d’Italia. No; il folgore, che tramandarono le armi sabaude non cesserà di risplendere, comechè la vittoria noi coronasse della sua aureola immortale; ma la nazione aveva il primato sulle schiatte, c il concetto della nazione doveva prevalere e prevalse. INè i beneficii di Pio, la Costituente tampoco scorderà. Comechè egli lasciasse l’opera a mezzo, comechè atterrito forse dalla voragine, che la sua prima parola aveva dischiuso, e in cui dovevano restare ingoiati lutti gli avanzi di un mondo logoro e caduco, onde, scevra d’abusi, d’inganni, di pregiudizii, rifiorisse sulla terra una civiltà vera; comechè atterrilo di tal opera, dico, egli fuggisse da noi e ripudiasse il concetto più sublime che mai allegrata avesse mente umana, pure non perciò saranno dalla Costituente i suoi beneficii obbliati, non perciò negletto verrà da essa di rendere tutto il suo splendore al papato. Ma questo splendore rifulgerà più terso, quanto minori siano i terrestri impacci per cui trapassi; onde, attingendo le selene sfere del dogma, onde, spaziando nella patria delle anime, quanto più si venga spiritualizzando, tanto più il papato sarà grande e onoralo. A questi riflessi un ultimo, o signore, se ne arrogeva, quello della instabilità delle federazioni, quando i federali siano non repubbliche ma principi, ognuno dei quali, come fra noi, abbia politica, interessi, tradizioni dinastiche e, per così dire, ingenite nella sua schiatta. L 1 aver veduto riuscir a nulla tutte le pratiche per una meschina lega, non che politica, doganale, afforzò eziandio il timor nostro che alla federazione non si potesse pervenire con una Costituente che, superiore ai principi, ne rispetterà i privilegii soltanto finché questi non collidano gl interessi del paese, inferiore ad essi non sarà che una consulta, una conferenza, com’ebbi a dire da prima, un impaccio. Ma è tempo di conchiudere, e mi affretto a farlo. Accennati gli argomenti che questo Circolo indussero a preferir la Costituente toscana a quella di Torino, io, a nome di questo Circolo stesso, a lei mi volgo, signore, e come cittadino, come Italiano, le indirizzo una preghiera, dia salirà fra breve al ministero torinese; i voti di tutta Italia a quel cospicuo posto l’accompagnano. Vincenzo Gioberti al ministero sarà una nuova garantia per l’Italia di progresso e di libertà, incarnerà una nuova speranza della nostra indipendenza. Or dunque il Circolo nostro col mezzo mio la prega, o signore, di conciliare coll’alta mente il progetto torinese col progetto toscano; di far che due Costituenti non si,compongano, ma »11 centro solo si formi, un cenilo da cui si dirami per tutta la penisola