i 78 di Radetzky, ed aumenterà gl’imbarazzi del governo austriaco coll’impedirgli la vendita dei beni dei profughi. Mauri, lo non mi credo autorizzalo a dire l’opinione della 'Consulta lombarda; ma la mia opinione, come deputalo, si è che una misura legislativa non sia che una protesta. Quindi io imito il ministero a metter in pratica un altro mezzo più efficace, ed a farlo il più presto possibile. BrojTerio. Allorché Cesare Balbo, nostro onorato collega, pubblicava le Speranze d’Italia e chiamava ad esame le condizioni della Lombardia, diceva sospirando che non era a sperarsi libertà italiana dal popolo lombardo, finché il giogo straniero non si aggravasse terribile e feroce sopra Milano, già da troppi anni curvata sotto la tirannide di Vienna. In egual modo, volendo combattere le accuse da me portate contro il ministero, al quale io faceva imputazione di scostarsi dalla via delle rivoluzioni in tempi rivoluziouarii, il deputato Sclopis diceva che mal si la appello agli sdegni del popolo, quando non vi è pressione clic dia argomento a reazione, e qui invocava non so quali principi! d'idraulica. (Ilarità.) Or bene, signori, per quanto mi sanguini il cuore in cospetto delle ultime torture di Iladelzky, non posso non maravigliare come la Consulta lombarda abbia aspettato così gran tempo a dar segno all’Italia dell’esistenza sua. E forse da oggi soltanto che Iladelzky ha devastalo la Lombardia? Non ha egli seminato l’insulto, lo stupro, l’incendio, il sacrilegio da Milano a Mantova, da Pavia a Verona? ... E fu d’uopo ch’egli ponesse la mano ladra negli averi dei poveri e dei ricchi, e più dei ricchi che dei poveri, acciocché la Consulta lombarda si risvegliasse !. ! Finché si versava il sangue eoi legali assassini, la Consulta taceva ; ora che si fa la guerra agli scudi, la Consulta protesta. E in qual modo protesta? Con una interpellanza al ministero, il quale non ha che a parlare, perchè la Consulta, per bocca del signor Mauri, si dichiari largamente soddisfatta. Eh via, lasciale le proteste ai timidi ed agl’imbelli, e imparate una volta che i coraggiosi ed i forti non protestano ma combattono. (Applausi.) lo maledico iladelzky e le sue esecrate imprese; ma quando lo veggo passare di oppressione in oppressione, di misfatto in misfatto, poco manca clic io non ringraz.ii ¡I cielo delle sue atrocità, (Applausi dalle gallerie.) Si, o signori, poiché nulla giova di chiamarvi alla guerra di esterminio, a disperata guerra, spero che gioverà l’immanità di lladetzky a salvarci dalie nostre pacifiche consuetudini, che io non posso a meno di chiamare sonni fatali. Che proteste! Che protocolli! Clic mediazioni! Un paese che ha cento e quaranta mila uomini in armi, una nazione che ha 24 milioni di abitanti e si chiama Italia, non deve perdersi in impotenti querele e in vani garriti; dee mettere mano al ferro e gridare; Avanti! lo lascio che il sig. Mauri e con esso la Consulta lombarda si contentino delle spiegazioni del ministero; e ministero e Consulta io dico che mal provvedono ai tempi e ai bisogni; e ripeto altamente che non vuoisi protestare, garrire e protocoìiizare, ma sangue, combattere e trionfare (Appluusi vivissimi.) Sclopis. Le mie parole, a cui fu allusione il preopinante, sono stale proferite davanti alla Camera raccolta in Comitato secreto, e quindi non dovrebbero essere portate in pubblico. Io prego poi il signor Bro (ferio-