13il più? Olino! L’imperatore Ferdinando, il clemente, il buono, l’apostolico, lia voluto, nel suo paterno cuore, clic Vienna, sua capitale, fosse abbruciata, che 42,000 innocenti fossero scannati, che 100,000 fossero resi mendichi o dispersi, perchè gli venne il capriccio, a lui e alla signora Solia, di non volere più la Costituzione! Ma non l’aveva giurata? Poveraccio, ........ma se la è cavata la voglia, cd ora tocca a lui Laudar- sene a spasso! — Quando si può trar vanto di queste orribilità, che vincono quanto di atroce narra la storia, è a dirsi perduta da lungo tempo ogni coscienza e pudore. Così grida e mormora il nostro popolo, c la novella aggiunse al vecchio odio un senso di ribrezzo; ci pare di vedere una gente, che la maledizione di Dio caccia di abisso in abisso all’ultima perdizione! Ma la buona novella non infonde coraggio nel petto dei valorosi Croati: alle sei pomeridiane, chiudono essi le porte della città, nè le aprono pria delle sei della mattina; tanto temono di una sorpresa! Nè tutte le loro novelle sono forse liete: e dico le loro, perchè noi, cittadini nell’attuale pienezza di libertà della stampa, riceviamo quotidianamente notizie da tutte le bande, mercè delle gazzette di Milano e di Verona, soli giornali che attualmente si pubblicano in Europa. — E che le non siano tutte di lesta le novelle austro-croate, lo dice un tal quale trambusto che cominciò la notte del venerdì (40) e crebbe il sabato, nè, sebbene menomato, è tolto ancora; e v’ebbe al solito corse e ricorse, e grosso movimento di carri. E qui cade un aneddoto. L’agente comunale del Mostrino ebbe ordinati 40 carretti, e venne venerdì appunto con quelli sull’alba; ma trattenutisi, come d’uso, quasi il giorno intero, tre dei condottieri, sazii del lungo starsene, se la svignarono. Al punto del richiamo sorse querela di quel difetto, si arrestò il povero agente, che invano fece opera di giustificarsi. Il piccolo Verre, successo al grande, gli disse: se vuoi essere salvo, tantum dabis! e il tantum fu un 500 lire di moneta austriaca, che fu forza a un deputato del Mostrino di sborsare per togliere daU’ugna all’aquilotto quel male avventurato! — A questo punto dirò, giacché mcn sovviene, che anche il gran Verro, allorché arrestava Medoro, gli offeriva l’immediata liberazione per cento pezzi da 20 franchi, ch’egli non volle gettare in gola al gran verme. — Aè ora che si gustò l’unto, vi si torrà di suso la bocca. Ed ecco che la notte del 42 s’arrestava un fabbro-ferraio, reo dell’andarsene a casa dopo caduto il sole, e lo si cacciava alle strette, nè lo si concedeva libero se pria la moglie e gli amici non raggranellavano, a ricuperarlo, un quattrocento cinquanta lire venete. — Chiedetemi or mo’ se il Marini è libero? Non lo è, perchè non ha danari a ricomperarsi! La prova di-l'ele, la prova! Io l’ho sì lucida e sì touda, che nulla del suo conio’ mi s’inlorsa; ma per ora non la si può mettere in mostra. E qui debbo nuovamente gridare rnca culpa, mea culpa, non già di bugia detta, ma di buone opere taciute. Siamo giusti anche coi nemici. Seppi adesso, e perciò tosto Io scrivo, clic il barone WeUlen fece clemol sina ai Cappuccini, col patto che non tornassero più, d’uno scudo: c che in partendo, lasciò a ripartirsi tra i varii camerieri della locanda dell’Or’ •nudi, ove slelle 75 giorni, lire sette. Viva lo splendore baronale!