AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA 415 accordi fra i due imperi centrali, volle dire un orientamento anche verso Vienna. E s’ebbero così le visite di Vittorio Emanuele ai sovrani dei due stati nel settembre 1873, restituite nel 1875 a Venezia da Francesco Giuseppe, a Milano da Guglielmo I. E se anche i due imperatori non credettero opportuno portarsi alla nuova capitale del regno, tuttavia quelle intese altro non significavano che il riconoscimento della caduta del potere temporale da un lato, dall’altro la rinuncia alle rivendicazioni nazionali. Il nostro governo mostrava quindi di ritenere esaurita l’azione del patrio risorgimento e rimetteva a tempi migliori la soluzione dei problemi austro-italiani. Ed è chiaro che, per quanto riguarda l’Adriatico, Roma e Vienna venivano implicitamente ad una transazione, che si traduceva praticamente nel condominio dei due stati su quel bacino. Il nostro governo, se mostrava d’avere per il momento smessa l’idea di rivendicare con le armi le terre irredente, non rinunciava però a porre sul tappeto il problema, quando gliene fosse offerto il destro. Purtroppo le nostre aspettative furono deluse, perchè nelle pratiche esperite durante la guerra del 1877-78 nè si ebbe alcuna rettifica di confine, nè la missione Crispi presso il Bismark diè alcun risultato. Anzi la nostra situazione sull’Adriatico peggiorò, poiché la Russia s’era impegnata, prima di quella campagna, a favorire l’oc-