03 Ditesi clic il re voglia e desideri la guerra, ma che il ministero e la Camera costituzionalmente si oppongano. Ma questi ostacoli, questi riguardi, gli ebbe il re quando segnava l’immortale armistizio? Consumò il latto (e qual latto!), indi accettò la dimissione del ministero, che arrossiva di stanziarlo, e ne sostituì altro più docile e mansueto. Perchè non fa ora lo stesso ? Parliamo francamente. A questa commedia non crediamo noi, non crede il Piemonte, non crede l’Europa, li re non vuole la guerra ; altrimenti cambierebbe quest’ombra di ministero per farla. Non ci curiamo di sollevare il vtilo, che nasconde i misteri pei quali gridano armi il re, e j>ace i ministri. Noi sappiamo aver noi, aver voi molto più , o signori, degli obblighi tutti speciali, dei doveri santissimi da adempiere. La Lombardia confidava alle vostre mani gl' interessi suoi più cari e vitali. Voi le dovete stretto conto di ogni azione vostra, e d’ogni vostro pensiero, L’atto della fusione fu steso, fu accettato : ma dite! è egli consumato o no ì Se consumalo, perchè non abbiamo noi politica rappresentanza ? perchè siamo noi soli appunto esclusi dalle trattative nel supremo argomento della esistenza nostra ? La fusione poneva condizioni che non furono adempiute , che anzi non lo saranno giammai, perchè altrimenti non saremmo sulla piazza di questo nostro mercato ad occhi bendati. In qual modo tutelate voi ora gl’ interessi di Lombardia ? In qual modo vi adoperate per la di lei indipendenza? In qual modo custodite almeno il palladio della sua dignità nazionale? Degl’interessi della Lombardia voi siete affatto all’oscuro; della indipendenza a voi non se ne parla; voi non ne chiedete. Ma se vi si tengono legate le mani , so la prepotenza degli uomini vi nega influenza nei destini di Lombardia, niuna potenza umana o divina vi può impedire di pensare al nostro onore allo onore del popolo di Lombardia, La gloria acquistata da Milano nelle 5 giornate, quella a egual titolo acquistata da Como, da Brescia, da Cremona, da Bergamo, da Pavia, l’avete voi come un sacro deposito; bisogna che voi la conserviate splendida ed intemerata. K a ciò, signori, non si giunge col silenzio, nè col lasciarsi rimorchiare tranquillamente da piloti sconosciuti, e peggio per un mare perfido od infame per mille naufragii. Leggete i giornali; la Francia taccia gli Italiani di mancare di fermezza, di costanza^ di coraggio. Essa non sa delle reti e delle pastoie vituperose, che ne attorniano e vincono. La conscia Inghilterra ride delle nostre disgrazie, della nostra impotenza. Su dunque ! domandate al governo del re, che risponda chiaramente. Se siamo una sola nazione col Piemonte, che la guerra non si dilazioni «ni giorno; la Lombardia ed il Veneto, e mezzo il Piemonte, sette milioni sopra nove, la vogliono. Se non vi si risponde a proposito, o se vi si balbutisce che l'unione non si considera ancora come compiuta, soggiu-gnele altamente che da oggi la Lombardia non conosce altro governo che qnello del 22 marzo, che questo governo siete voi, che vi rivolgerete alla l’rancia domandando, in nome del popolo lombardo, non umilmente una mediazione, ma nobilmente quell’intervento armato, che essa ha promes-