31 Gennaio. 573 PALERMO, VENEZIA E ROMA. A questi giorni compiesi un primo anniversario solenne all’Italia. Il gennaio del 1848 rimarrà eterno nei ricordi delle glorie e delle sventure italiane. Noi, frenando per un momento l’impeto dell’affanno che si rinno-vella al pensiero delle vittime cadute in que’ giorni a Milano, ritorniamo, come a cara ed invocata memoria, ad uno de’ più splendidi avvenimenti che inaugurasse il risorgimento italiano, alla insurrezione e alla vittoria della forte Palermo. Or fa un anno, a questi dì, Palermo aveva alfine tuonato: via per sempre i Borboni! E al rimbombo dei cannoni con cui il benedetto di Gaeta flagellava l’invitta città, rispondeva un primo grido di avvenire nazionale, un grido pieno di fede, di coraggio e d’amore: Viva l’Italia! Nei giorni istessi, al lato opposto d’Italia, sulle rive dell’Adriatico un popolo, sferzato a sangue sul viso dalle verghe tedesche, rispondeva a Palermo^ non col lamento dello schiavo percosso, ma col fremito del guerriero sperante: Viva l’ItaliaI E questa parola possente avea già fatto palpitare il cuore di quella Venezia che, sempre i nemici, spesso i consorti, gridavano addormentata per sempre. Venezia sorgeva. Sorgeva degna dell’avvenire che l’attende, degna di quel presente che noi adesso ammiriamo con l’affetto di figli raccolti dattorno a soffrente veneranda madre. Jeri compiva l’anno dacché in Venezia l’avvocato Manin e lo scrittore Tommaseo veniano tratti alle carceri criminali austriache, rei dell’avere ripetuto e provato agli oppressori non essere destinata Venezia, l’Italia, a gemere nell’oppressione crescente ogni dì, ogni dì più codarda. • Oggi a un anno nel cimitero di Venezia si trovarono scritte con la matita queste parole sopra un’umile croce: una lagrima sulla tomba della moglie per non poter versare il sangue su quella del marilo. La croce indicava la tomba della moglie d’uno dei martiri di Cosenza, d’uno dei fratelli Bandiera! Oggi sul frontone della cattedrale di S. Marco si scrive nelle funebri pompe, a caratteri d’oro: Riposo e gloria ai caduti per la causa italiana! Oggi a un anno Palermo liberata, rifiutava l’amnislia del re di Napoli l’amnistia da lui lanciata dopo l’ultima bomba, stromento di morte, nelle sue mani, essa pure. Oggi Palermo, libera sempre, risponde ai re di Napoli minacciante, con l’additargli le rovine di Messina, mentre gli ripete: o vivi senza voi, o inceneriti da voi! Venezia e Palermo! Dal fondo dell’Adriatico, al lembo estremo della penisola baciato dal Mediterraneo, una corrente elettrica avea propagala