313 Nè possiamo abbandonare il discorso sulla nostra condizione economica senza accennare alla mancanza ili provvedimenti in cui l’Italia ha lasciato finora Venezia per la carta monetata, la cui accettazione in corso per parte dei governi amici c consorti sarebbe niente più d' un atto di giustizia. Si attende ancora la deliberazione di Torino; ma la crisi ministeriale, che la camarilla protrarrà Dio sa quanto, paralizzerà le buone disposizioni mostrale dalla Camera rappresentativa all’annunzio della proposta Antonini, come essa paralizzerà qualunque altro vantaggio della causa italiana. A Roma, non ostanti le vive raccomandazioni del principe Ronaparte, tutto procede sul piede antico, ed alle sonore parole di ehi approfittò della rivoluzione recente, corrispondono per nulla ¡e opere. Di Napoli non parliamo: fino a che il fuoco di libertà che cova latente come quello del Vesuvio, non erompa a distruggere il vile e brutale tiranno, e a dar una mentita alle benedizioni di papa Pio IX, Napoli non può annoverarsi fra le parli di quella Italia, di cui è destinata ad esser un giorno aiuto possente e splendidissimo onore. In Toscana le intenzioni ministeriali sono eccellenti; ma il Parlamento non è ancora aperto. Ci parrebbe però che, anche prima di adunare i rappresentanti del popolo, potrebbe il governo di Firenze assumere, anche per quest’alto fraterno verso Venezia, quella responsabilità, che si addossò francamente per tanti alili argomenti riservati dalla Costituzione al potere legislativo. La ratificazione popolare non potrebbe esser negata ad un atto di dover nazionale. Noi consiglieressimo il governo veneto a render pubblici gli eccitamenti, che non può non aver fatto ai ministeri italiani su questo affare della carta monetata. Bisogna rompere le vecchie abitudini diplomatiche e misteriose: bisogna tradurre i governi italiani davanti al tribunale della pubblica opinione: bisogna che i popoli conoscano esattamente le disposizioni dei loro ministri, ie ragioni o i pretesti accampali per negare o differire alla cittadella della libertà italiana quella parola di fiducia che. può sostenerla nei moltiplicati suoi sforzi a prò della causa comune. La pubblicità, quest’arma della democrazia, è un’arma polente quanto leale, ® d’uopo adoperarla. Nell’angustia delle nostre finanze noi non vorremmo certamente censurare i risparmi, o consigliare aumenti di dispendio: se però fosse speranza, e ci ripugna rinunziarvi, di veder migliorate un poco le condizioni nostre, troveremmo nel prospetto finanziario, di cui parliamo, una parlila meritevole di venir almeno raddoppiata. Questa è la dotazione della Marina, che invece vediamo diminuita di un quarto circa, in confronto dei mesi anteriori. Pochi giorni sono il Circolo Italiano raccomandò caldamente al go-verno di spingere, quanto le forze economiche lo consentono, i lavori dall’arsenale, e dimostrò quanto utilmente sarebbero impiegate le risorse di materiali, di officine^ di operai, che già si hanno, e dai quali dal 22 marzo in p0i non si trasse tutto il parlilo possibile e desiderabile. Leggesi nel prospetto finanziario che si acquista un vapore, ma que-