537 dal primo passante è data spesso al mendico sulla Aia* una moneta, che l’agiato non calcola, e il ricco non conosce, tanto n’è misero il valore. L’esserne privi non isccmerà i piaceri del fortunato, nò crescerà i dolori del povero; nè del povero noi temiamo il rifiuto, conciossiachè sia vero, o fratelli, clic dove mancano gli agi, ivi alligna ed abbonda la carità. Il piano, che abbiamo creduto di adottare dopo lunghi consigli, è facilmente applicabile a tutta l’Italia, anzi a tutti i paesi dov’è operosa l’umanità; e, creando vincoli d’amore e dirigendoli ad uno scopo, con-correrà a sviluppare i sentimenti della comune fratellanza. Conservandone la direzione suprema per lo stato, presso cui siamo accreditali, non abbiamo creduto di valerci d’un diritto, bensì di adempiere un obbligo; perocché l’unità dell’impulso, se voluta in ogni opera rilevante, è indispensabile in ogni amministrazione vasta e complicata, onde le offerte, siccome avvenne finora, non debbano limitarsi a isolati, sì bene magnanimi sacrificii. D’altra parte, nessuno l’avrebbe potuta assumere, dando maggiori guarentigie di noi pel carattere pubblico, del quale siamo investili dalla stessa Venezia. Gli uomini, ai quali abbiamo demandata la principale autorità, sono conosciuti per principii e per zelo. Essi appartengono a varii popoli della famiglia italiana, quasi a simbolo del carattere nazionale, ond’ è vestita la cosa. Le indagini più accurate sulle qualità personali di chi alla loro dovrà unire l’opera propria, e gli onorarii fissi e proporzionali, che ad essi verranno contribuiti, saranno a lutti caparra della loro leale attività. Del resto, qualunque frode è impossibile per la firma che ognuno deve apporre nei libri, e pel conto che ne deve esser reso di giorno in giorno; mentre d’altronde la pubblicità, che per tulli gli atti è prescritta, esclude per fin l’idea dell’arbitrio. Noi non potremmo concepire come, riuscendo le grandi associazioni di commercio, questa dei soccorsi a Venezia, regolata da simili principii, non dovesse riuscire. Quelle sono fondate sull'interesse privalo, e questa sul pubblico; ma non v’ha chi possa ignorare che il trionfo della nostra indipendenza è strettamente collegato alla morale non solo, ma ben anco alla materiale prosperità di tutta la nazione. Ed ora, o fratelli di Roma e dello stato romano, noi ci gettiamo nelle vostre braccia fraterne, e vi confidiamo questo seme di vita, perchè, scaldato dal vostro cuore, dia fruiti degni d’Italia. Anche a questa, come a tutte le opere buone, si opporrà qualche ostacolo, o qualche bassa ed invida gara. Vi diranno, a coprirla, che nei momenti difficili nessuno può pensare che a sè. Ma voi proverete coi fatti la verità che, nell’eccitamento degli animi, in lutti i popoli si moltiplica la forza dei concetti e dell’opere; che la libertà, perchè diffusiva, esclude l’egoismo; che la causa vostra, perchè vostra, è d’Italia, e voi dovete difenderla dovunque in Italia sia combattuta. — Vi diranno che per Venezia molto avete operato; e voi con nobile orgoglio risponderete affermando, poiché Venezia v’è debitrice d’illustri fatti, del valore che avete speso per essa, del sangue che avete sparso, dei molli patimenti, dell’onorata perseveranza; ma aggiungerete che sarebbe indegno della