471 adesso. — Adesso, che sta attorniato, non come il suo divin Maestro dall’Asino, dal Bue, e dai re Magi, ma bensì da un Sicario, dai Manigoldi dell’Austria, della Russia, e di qualche altra Potenza rappresentata dal Gatto. Oh sì, che vedremmo ora delle belle cose! E tutto per vostra negligenza. Ah qualche volta io veggo un tantino più in là del mio naso, ed era meglio lare, che consigliare. Ma vedete, siccome non conosco molto la Morale, non voleva dire qualche bestemmia; poiché dovete sapere che la parola Don, non vuol mica dire sempre moralista, teologo, dotto. Olino; il più delle volle significa a.... a.... asino. Mi è uscita, tenetela. Per quanto pensi al rimedio, non so trovarlo, e in questo caso abbisogno degli occhiali, che vi ho spediti in dono. Panni, che si dovrebbe far conoscere al Sommo Pontefice l’ambigua sua situazione, c consigliarlo a recarsi o a Roma, o in qualche altro paese degno dei tempi presenti. Ma chi porterà Io scritto; che vi sono più guardie, che non erano al Santo Sepolcro ? Se ritornò In Deputazione Romana, e tanto meno potrà entrare Sior Antonio Rioba, colla raccomandazione avuta giorni sono. Manderemmo un uomo scaltro vestito da Gesuita — e se Io sentono a odore? — Manderemmo un Sacerdote — e se a Gaeta il color porpora lo la divenir giallo nero! —Manderemmo... o curccacurcca — vi andrà la Signora Francia, no Signora! Cittadina! la Francia, che vuol essere da per tutto, e non si trova in nessun luogo. Ella forse vedrà il pertugio da introdursi! — All’opra dunque. La Cittadina Francia sarà l’inviata. Rioba, il Spedizioniere. Bocca d’oro, l’interprete dei fedeli. Beatissimo Padre ! Erano secoli e secoli, che il popolo cristiano gemeva sotto il peso della tirannide. Sorse il dì da Dio benedetto, in cui voi foste eletto a Vicario di Cristo. Al vostro operare applaudiva la terra, al vostro dire vacillarono i troni, si sciolsero le catene, e i popoli ingigantiti rivolgendo gli occhi e la voce a Roma, benedicevano al grande, al sommo dei Pontefici. Il vizio cadeva incatenato, e quelle lingue, che prima sozze, dalla bestemmia disconoscevano il gran Fattore, cantavano inni di gloria al Dio onnipotente itegli eserciti, e rcndeano grazie alla luce, che eia venula ad illuminarle. Quanto progresso in pochi dì non uvea latto la nostra Santa Religione sotto le benedizioni della santa vostra mano ! I popoli d’Orienle , d’Occidente , del Nord , del Sud erano compresi delle vostre celestiali virtù, e cadevano genuflessi ai piedi vostri. Voi redimeste con un sol atto per la seconda volta il mondo. - Ed ora, ora ove siete? —Gerusalemme piange per colpa vostra! Piange perchè si trova ingiustamente abbandonata , piange perchè circondalo vi vede da nemici della nostra Religione, piange perchè divenuto trastullo dei desposli, e zimbello loro, sembra vi siate con essi affratellato, piange perchè conosce che i tiranni v ogliono il vostro disonore, onde renderv i impotente al Cristianesimo. — Deh sorgete, e levatevi dalla vostra prigionia, da quel luogo d’infamia: correte in mezzo ai figli vostri, che vi chiamano, asciugate loro le lagrime, c consolateli : salvale la Religione, che voi lontano si mostra periclilante e ritornatela allo splendore dei pi imi giorni del vostro Pontelicato. La Nave di Pietro non sia senza 1 ielro ! Ascoltate ,