GRECI E ROMANI 59 Col loro espandersi i Greci diffusero la lingua, gli usi ed i costumi loro; ma sopratutto resero popolari quelle leggende onde avevano abbellito la storia delle loro origini: leggende, di cui un’eco era giunta pur anco alle sponde ausonie ed illiriche in un’età anteriore alla colonizzazione, quando cioè le genti orientali s’erano portate nelle contrade d’occidente. In tal modo si ripeterono da noi i medesimi racconti, che correvano per le bocche dei naviganti ellenici; s’immortalarono i medesimi personaggi e si prestò loro venerazione quasi divina. Onde i miti greci, non ignoti ai popoli litoranei d’Italia, invasero tutta la Penisola; sorsero dei templi dedicati agli eroi d’oltre Ionio, e le origini stesse delle città, quelle di Roma in particolare, si confusero con le leggende elle'niche e troiane. Allora l’antica tradizione, patrimonio di tutta una stirpe, veniva nell’Ellade inalzata a dignità artistica; e il caso volle che nel tempo stesso che Corinzi e Corciresi inalzavano Epidamno e si stabilivano neH’Adriatico, lo spartano Alcmano cantasse i vecchi destrieri vincitori ad Olimpia, ai quali è connesso il mito del trace Diomede, e pure verso lo stesso tempo il colofonio Mimnermo celebrasse l’arrivo di questo eroe fra i Dauni (l). La tradizione italo-greca, di cui risonavano le due rive adriatiche, veniva così immortalata nelle terre ove primieramente era sbocciata. (l) Pais, La colonizzazione greca sulle coste dell’Adriatico, ecc.