426 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA Se i lavori però erano proceduti tanto alacremente, troppo inumana noncuranza erasi forse addimostrata verso i miseri contadini obbligati alle angarìe, cui erasi tolta persino quella misera retribuzione in denaro che dovea servire al loro sostentamento. Negli angarici serpeggiava perciò il massimo malcontento, ed apertamente essi lasciavano intendere di bramare mutamento di governo, fosse pure per cadere in mano del Turco : “ nè vien messa pierà in la muraglia „, affermava il rettore Daniele Venier, “ over tagliata rocha, over cavata terra delle fosse, che non sii con mille miera de maledicioni e biasteme „(1). Il Venier stesso perciò propose al Senato una retribuzione di sei soldini al giorno, “ facendo thocar tal spesa a chi parerà a Vostra Serenità „(2). E tosto dopo il Senato, il 15 marzo 1560, scriveva a Canea, meravigliato che senza proprio ordine si fosse sospeso il pagamento degli otto soldini che originariamente si davano agli angarici ; ed ordinava che, “ rispetto alla molta miseria nella quale si ritrovano ridotti per la peste et fame da loro patita „, fossero ad essi assegnati quattro soldini di tornesi al giorno “ delti denari applicati alle fabriche delle fortezze „ , ed altri quattro da ricavarsi imponendo una tassa sui feudati(3). L’ordinanza del Senato non bastò a portare i buoni frutti sperati, se il nuovo rettore, Marco Corner, nel seguente luglio tornava a descrivere “ il misero stalo de questi contadini, li quali in vero sono condutti in somma miseria, tal che non si possono più ridur a lavorar a queste fabriche se non con grandissima fatica et dirò anche impietà, vivendo la maggior parte d’essi per il più del tempo senza pane, per non haver il modo, et passando la vita loro solo con olive, carobi et acqua „ ; e soggiungeva che nè i feudati erano in grado di so- stenere la nuova imposta, nè la cassa della Canea possedeva quel tanto che fosse bastato per sodisfare a sua volta gli angarici, dato che questi erano ben 1200 e sarebbero quindi occorsi almeno mille zecchini all’anno. Erasi quindi sospesa l’esecuzione del decreto del Senato ; e nobili e feudati aveano deciso di mandare una speciale ambasciata a Venezia per trattare della cosa <4). Il memoriale presentato in seguito a ciò al Senato dai procuratori della Canea spiegava come essi fossero gravati a loro volta dall’angarìa dei somari ; come per riscattarla in perpetuo il rettore Leonardo Loredan avesse loro fatto pagare per tre anni continui tre perperi all’anno, a fine di acquistare con tale somma dei somari per lo stato; e come, malgrado sì provvida terminazione, le (*) V. A. S. : Relazioni, LXXII e LXXXIII (Ibidem). (3) V. A. S. : Senato Mar, XXXV, 7. (2) Ibidem. (*) Ibidem, filza XXIII, incarto 18 settembre 1560.