330 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA giovane Sammicheli) ; non avrebbe attuato alcuna modificazione d’importanza senza ottenere previa licenza da Venezia; e insieme a lui finalmente sarebbe partito anche uno speciale provveditore per la fortezza, come avevano chiesto gli ambasciatori candiotti e come già crasi fatto nel 1536. A disposizione loro per i primi lavori erano posti 5 mila ducati (n. Poco dopo provvedevasi pure ad approntare il materiale di utensili, legnami e ferramenta che il Savorgnan aveva richiesto. Cosi pure, essendo morti i due proti dei muratori e dei tagliapietre, veniva mandato a Creta con doppio incarico Antonio Robazzola da Lonato, il quale avea già dato ottima prova di se lavorando nella fortezza di Peschiera (2). Il Savorgnan si trattenne in Creta parecchi anni, fino alla primavera del 1566, pur interrompendo il suo soggiorno nell’isola con brevi dimore altrove (V'. E l’opera sua a Creta riuscì veramente fruttuosa, tanto per i molti lavori compiuti, quanto per i provvedimenti da lui presi onde alleggerire le spese troppo gravose che quelle fabbriche importavano. A parte i vantaggi ottenuti togliendo certi abusi (4), ed a parte la sua proposta di raddoppiare il tempo di lavoro agli angarici di Candia c di costringere a recarsi fin colà alcuni contadini di Retimo che erano disponibili (o); egli stesso scriveva a Venezia di aver risparmiato ben 20 mila ducati di calcina, e di aver fatto con soli 2 mila ducati quella stessa quantità di lavoro al baluardo Vitturi che altra volta ne aveva costato 28 mila (6). Di ciò tratta ampiamente nella sua relazione anche l’inquisitore Pietro Basadona, il quale loda assai il ripiego dal Savorgnan usato (7), di sostituire alle muraglie il terrapieno in tutti quei luoghi ove ciò era possibile, ottenendo però con opportune operazioni — specialmente bagnature e pigiature — un terrapieno solido c resistente. In tal modo ben due terzi delle fabbriche che si sarebbero dovute erigere in muro furono fatte in (') V. A. S.: Senato Secreti, LXXXIV, 1 segg. ; e filza XXXV. (*) V. A. S.: Senato Mar, XXXV, 150* e 163*. Di costui non troviamo per allora altra menzione ; bensì apparisce che al defunto Angelo Manent', proto dei muratori, morto 1’ 8 febbraio 1561, fu dal capitano generale sostituito certo Giovanni Molle, di cui si era avuta a sperimentare la valentìa nella fabbrica delle mura al Vitturi come in quella della rocca a mare: sicché egli ottenne la conferma del Senato il 10 giugno 1564 (V. A. S.: Senato Mar, XXXVI, 145*). — Come proto dei falegnami viene ricordato invece più volte Giorgio Tornichi, cui il Senato aumentava il salario il 28 settembre 1566, in vista dei suoi meriti nei lavori alla fortezza (Ibidem, XXXVII, 194*). (3) Il Promis (Biografie cit., pag. 406) lo dice ritornato temporaneamente in patria nel 1564. Altra licenza di rimpatrio egli otteneva dal Senato il 13 ottobre 1565 (V. A. S. : Senato Mar, XXXVII, 55*); ma la concessione gli dovette giungere molto in ritardo, se nel marzo del 1566 egli insisteva ancora per ottenere quella licenza (V. A. S. : Archivio del Duca, Missive : 3 marzo 1566). ('•) V. A. S. : Relazioni, LXX1V. (Relazione dell’ inquisitore Pietro Basadona). (3) V. M. C. : Ms. Cicogna, MDLXIX. («) V. A. S. : Senato Mar, filza XXXIII, incarto 13 ottobre 1565. (7) Cfr. C. Promis : Biografie cit., pag. 425.