LA CINTA DI CANDIA 363 * * * Dei nuovi e vari lavori febbrilmente compiuti all’avanzare del pericolo turco, nel 1645, e delle innumerevoli opere eseguite poi con tanti sacrifizi e tanto eroismo nei lunghi anni dell’assedio, abbiamo detto non poterci occupare. L’argomento sarà trattato da chi per intero svolgerà la memoranda storia di quella titanica lotta : che troppo intimamente connessi sono quei lavori colle vicende della guerra da poterne partitamente discorrere, mentre di questa non è qui il luogo nè l’occasione di trattare distesamente. Del resto tali lavori si riducono in gran parte al perfezionamento delie membra non sufficentemente ancora fortificate o difettose, in ispecie riguardo ai terrapieni, alla fossa, alla controscarpa ed alle strade coperte ; in parte a restauri e rifabbrichc delle muraglie e dei terrapieni demoliti dal cannone nemico, dal primo tremendo assalto del 1648 — in cui furono brecciati il forte di S. Dimitri ed i baluardi del Martinengo e del Gesù —, alle altre successive fazioni,' fino agli ultimi tre anni di lotta, quando restarono presi e distrutti i fatali baluardi di S. Andrea (ossia di S. Spirito) e della Sabbionara. — E più che nelle muraglie, si lavorava nei terreni, cavando mine e contromine c distribuendole in una intricata rete di dedalei avvolgimenti di gallerie, cunicoli, corridori, androni, pozzi e fornelli, estesi per tutta quanta la supcrfice dalle mura al campo dell’assalitore, e sprofondati in diversi ripiani dal livello del suolo alle più buie viscere della terra. E dentro in città si costruivano le ritirate al di qua dei baluardi, al cui riparo ridursi dopo la perdita di questi ; e fuori delle cortine e dei bastioni si moltiplicavano le opere esteriori, forti e massiccie talune, piccole c tumultuariamente erette le altre, effimere costruzioni perdute talvolta già prima di essere state finite, distrutte dal nemico, riconquistate ancora in ammirevole slancio di sovrumano valore, e rifabbricate di fresco, per venir di bel nuovo perdute nell’ostinazione della lotta o per saltare in aria in uno di quegli scoppi spaventosi delle mine al cui rimbombo crollavano i campanili della città. Di tutto questo abbiamo detto non poterci occupare. Ma delle opere esteriori ci è forza aggiungere brevi notizie sommarie, per ricordare la costruzione almeno delle principali fra esse. Del forte di S. Dimitri — la più importante ed antica di tali opere — abbiamo troppe volte già parlato, dopo il radicale riattamento di Latino Orsini