328 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA UI CRETA lavori(l), mentre si continuavano a sprecare denari negli stipendi degli ingegneri, dei proti e degli scrivani(2). * * * Per fortuna però lo scoraggiamento dei magistrati c degli ingegneri non fu condiviso dalla popolazione <3), la quale, allarmata dei pericoli che si potevano correre prolungando ancora quello stato di cose c mantenendo sospesi i lavori, decideva l’invio a Venezia di due ambascierle, l’una a nome dei nobili, l’altra a nome del popolo. Pregavano i legati che le fortificazioni venissero riprese, sia continuando il disegno antico, sia apportandovi quelle modificazioni che fossero state proposte da persone dell’arte ben istruite delle condizioni del luogo ; e chiedevano che gli affari della fabbrica venissero affidati ad un magistrato speciale, straordinario, col titolo di provveditore. Perchè poi i poveri angarici non fossero privi del necessario sostentamento durante l’epoca del lavoro, si offrivano i nobili a mantenerli di vitto per 5 anni, purché a tale spesa avessero contribuito anche i cittadini, il clero e gli Ebrei ; laddove i cittadini pregavano si trovasse modo di far rispettare quella legge che nessuno osservava, secondo la quale ogni angarico avrebbe dovuto percepire 8 soldini al giorno, da pagarsi metà dai nobili e metà dalla cassa del governo (4è In data 28 aprile lobi il duca Antonio Calbo dava il proprio parere su tale richiesta, appoggiandola vivamente in ogni punto, ma consigliando a specificare chiaramente quanto si dovesse dare agli angarici, affinchè costoro non venissero defraudati del sostentamento ; notava poi come la camera cretese non fosse assolutamente in grado di concorrere a tale spesa. Da parte sua poi il clero di Candia scriveva in data 1 8 maggio ; e mentre si dichiarava pronto bensì a spargere il proprio sangue per la Repubblica, certificava di essere nell’impossibilità di versar quattrini per la continuazione delle fabbriche (5). Il Senato rispondeva il 20 settembre di quell’anno, ordinando che la forti- (') Nel frattempo i documenti non parlano di nessuna altra opera costruita, se non di un pezzo di cortina in muro di 17 passi, fabbricata tra i nuovi arsenali di oriente e la città ; nella quale cortina furono aperte due cannoniere per fiancheggiare la parte della Sabbionara. (V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 10 aprile 1557 e 8 settembre 1558). (4) Ibidem : 6 gennaio 1560. — Cfr. pure Relazioni, LXXXI e LXII. (Relazione del duca Gerolamo Taia-piera, del novembre 1561). (3) Come precisamente stessero allora le cose è a noi dato dedurlo altresì da quella particolareggiata descrizione delia città, scritta appunto intorno al 1558, che pubblichiamo testualmente in appendice. (Doc. 4). (4) V. A. S. : Senato Mar, XXXV, 121 segg. e 128 segg. (5) V. A. S. : Senato Mar, filza XXV, incarto 20 settembre 1561.