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I MONUMENTI VENETI DELl’iSOEA DI CRETA
in terreno rivestito di pietra - a metà delle cortine, terminando pure quello presso la casamatta, e distruggendo invece quanto crasi cominciato al baluardo
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      Ai fossati erano da cavarsi ancora 67811 passi cubi onde ridurli alle di-mcnsioni convenienti : col quale lavoro avrebbe dovuto correre parallelo quello della formazione delle controscarpe.
      Ultima fra tutte doveva recingersi di mura la parte a mare fra S. Spiiito e la cerchia antica a Dermatà.
      Intorno alle fortificazioni di Candia aveva nel frattempo espresso il proprio parere — corredato di disegni — anche il governatore generale delle milizie, Gerolamo Martinengo(,). In seguito al quale, ed alle informazioni di Gian Gerolamo Sammicheli, manifestava le proprie vedute anche il duca di Candia — come si disse — insieme al capitano generale. E precisamente, soffermandosi a discutere su quei punti nei quali il giovane Sammicheli ed il Martmengo non eransi trovati d’accordo, sosteneva colla propria autorità le ragioni da quest ultimo addotte.
      Il governatore infatti riscontrava che il Sammicheli nella modificazione del torrione Martinengo, lo riduceva a forma appuntita, mentre egli avrebbe preferito edificarlo assai più forte ed ottuso, risparmiando così la costruzione dei due cavalieri nelle attigue cortine, che il Sammicheli destinava a sua difesa. Il baluardo Vitturi poi sembrava pur esso al Martinengo troppo debole, e consigliava rifarne di bel nuovo la faccia ed il fianco verso S. Francesco, per ottunderlo maggiormente, aggiungendovi inoltre un cavaliere nel mezzo e spostando altresì la cortina. Nè parimenti riteneva prudente iniziare i lavori dal baluardo stesso Vitturi, il quale ad ogni modo trova vasi in sufficente difesa ; e sosteneva doversi invece principiare col nuovo baluardo della Sabbionara, quindi modificare il Vitturi, in terzo luogo cavare le fosse, e finalmente accomodare il Martinengo c gli altri baluardi(2).
       In seguito a ciò il 27 di quello stesso mese di gennaio 1549 la signoria cretese tornava a scrivere a Venezia, pregando che da questa non fosse preso provvedimento alcuno prima che fossero state ponderate la relazione di Gian Gerolamo, quella del Martinengo, e la predetta lettera da essa spedita in argomento(3).
                                                               Siccome poi il Senato faceva attendere un po’ troppo non solo la propria (*)
     (*) Si veda su lui: C. Promis : Biografie cit., pag. 354 segg.
(-) Appendice : doc. 3.
(3) V. A. S. : Archivio del Duca, Missive.