LA CINTA DI CANDIA 329 Reazione fosse tosto ripresa ; stanziava 3 mila ducati all’anno per cinque anni per la continuazione dei lavori; stabiliva per lo stesso termine di tempo un nuovo dazio di esportazione dall’isola per i vini, gli olì ed i formaggi, i cui proventi dovevano devolversi del pari alle fabbriche di Candia ; decretava che ogni angarino percepisse 8 soldini al giorno da pagarsi dai nobili, dai cittadini, dal clero latino e dagli Ebrei, proporzionalmente alle loro sostanze ; e decideva infine che non fosse istituita nessuna nuova carica per le foi U zze, potendo a tali ccnde accudire il capitano generale (1) * 3. L’imposizione del dazio portò seco naturalmente qualche strascico di malumori da parte specialmente delle tre minori città del regno 1 uttavia le cose alla fine si appianarono. - Ma la tassa degli otto soldini per gli angarici fu prorogata il 15 marzo 1567 per altri cinque anni1", passati ì quali ne fu chiesta un’altra rinnovazione (4). Delle cose della fortezza di Candia era stato nel frattempo incaricato di occuparsi uno dei più sperimentati ingegneri di cui la Repubblica potesse in quei tempi servirsi, quel Giulio Savorgnan(5), al cui merito in vero si deve il proseguimento di buona parte delle fortificazioni non solo di Candia, ma anche di altre località cretesi l6). Il 10 marzo 1562, convocati dal Senato il governatore generale Sforza Palla vicini, Agostino elusone, Gerolamo Martinengo ed il Savorgnan medesimo, era deciso che quest’ultimo partisse alla volta di Creta “ cargo nati»- sopra le fortezze dell’ ìsola „ ; giunto nel regno vi avrebbe esaminati i luoghi forti insieme al capitano generale e al governatore delle milizie Roberto Malatesta ; in ogni evento si sarebbe regolato in base alle scritture fatte avere al capitano generale (le quali erano appunto del Pallavicini, del elusone ('>, del Martinengo, del Savorgnan stesso e “ de Zuan Hieronimo ingegnerò », cioè del (I) V. A. S. : Senato Mar, XXXV, 121 * segg. — I denari ricavati dal nuovo dazio, sia quelli di Candia come gli altri mandati dai rettori di Canea, di Retimo e di Siila, doveano custodirsi in una cassa a parte, tenendone particolar nota ; e d anno in anno i provveditori alle fortezze di Venezia doveano esaminare i rendiconti. Due nobili ed un cittadino erano incaricati poi della riscossione dei soldini per gli angarici, e di tenerne regolare registratura: mentre la cassa dei denari dovea esser chiusa con tre chia\ i, una delle quali da custodirsi dal duca, l’altra dal capitano, la terza dai deputati. (Ibidem, 165* e 166 ). (*) Ibidem, XXXVI, 7 *; e 119* segg. (3) Ibidem, XXXVI11, 9. ('■) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 30 giugno 1574. (5) Si veda C. Pkomis : Biografie cit., pag. 403 segg. (specialmente pag. 422). (B) Dagli studi preliminari da lui compiuti risultava come sarebbe stato necessario allargare la fossa di almeno 15 passi ed abbassarla in proporzione, rifacendo le fondamenta ai baluardi nel caso clic queste non fossero state abbastanza profonde. Nella gola dei baluardi sarebbero stati da costruirsi dei cavalieri di terra; una cortina lungo il mare; ed una piattaforma finalmente, oppure due denti, presso S. Francesco. (V. A, S. : Relazioni, I-.XXXIV ). (7) Cfr. Ibidem. (Relazione del elusone medesimo).