342 i monumenti veneti diìll’isola di creta concedeva loro'" e che con tali fondi si aumentasse lo stipendio ai soldati mandandoli a lavorare alle mura* \ Altra difficoltà di minore momento si aggiungeva per la penuria delle calcine (3). Sicché l’opera, che dovea essere finita per la Pasqua del 1581, nell a-prile di quell’anno era tuttora incompiuta, mentre pure vi si erano spesi quasi 4500 ducati, dalla venuta del capitano generale Giovanni Mocemgo (giugno lo80) in poi. Nè senza i sussidi di Venezia era possibile proseguire, troppo inumano sembrando il voler pretendere di ricavare denari dagli angarici, terribilmente provati allora dalla carestia'4*. Quando poi il lavoro alla bell’e meglio fu terminato, e murato nella cortina il leone di S. Marco ed una epigrafe commemorativa, nel 24 dicembre lo81 il governatore Gian Maria Martinengo mandava a Venezia una nuova nota dei mancamenti di Candia, da cui appariva esser d’uopo costruire ancora ben 4 mila passi cubi di muro e 30 mila di terreno, senza parlare del forte di S Dimitri(5), dei cavalieri, e dei lavori nella campagna al di fuori della fortezza \ E senza dire che, in una seconda nota del 17 luglio dell’anno successivo, i passi di terreno diventavano 51817 c quelli di muro 5601 (7). Nella relazione poi del capitano Mocenigo chiaramente era notata l’urgenza di terminare con sollecitudine le fortezze cretesi, sia per alleviare una buona volta il popolo dall’onere delle angarìe, sia per non esser costretti a continuare gli stipendi ai soprastanti dei lavori, sia finalmente perchè, procedendo a rilento, le parti incompiute rovinavano prima ancora che si fosse potuto provvedere a (') In tutto il regno gli angarici erano allora circa 35 mila (più 5600 obbligati pure allungarla del somaro). Quelli di Candia erano tenuti a 6 giorni di servizio; ma quelli di Retimo e di Canea a 12 oppure 18; di guisa che, riscuotendo da ognuno 12 perperi, si sarebbero ricavati 36 mila ducati annui. — (Cfr. la relazione di Jacopo Foscarini — V. A. S. : Relazioni, LXXVIII). (2) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 20 dicembre 1580. p) Ibidem: 20 e 28 gennaio 1581. (») Ibidem: 22 aprile 1581. p) Per incamiciarlo occorrevano 4500 passi cubi di muro, ossia 27 mila ducati. Provvisoriamente però si sarebbe potuto ovviare ai danni portati dalle acque, collo spediente di rovesciare i parapetti. (r') V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia. (7) Computi del Martinengo in data 17 luglio 1582 e 12 luglio 1583 (V. M. C.: Ms. Morosini, CCCLXXX). __ Cfr. altra nota del Martinengo dell’ 8 settembre 1582 (V. B. M.: Hai., VI, 156) e la relazione di Gio- vanni Mocenigo (V. A. S. : Relazioni, LXIII e LXXXI). __Altra nota dei bisogni di Candia era mandata a Venezia nell’agosto 1581. — A S. Spirito si voleva alzare la muraglia ed il terrapieno e fare la strada coperta; al Panigrà aumentare il terrapieno e degradarne dolcemente la pendenza verso la città ; al Betlemme, oltre che finire l’orecchione nord, voltare diversa-mente la sortita, senza più allungarla ; al Martinengo fare una bella strada ed aggiungere il cavaliere ; al Gesù finire uno dei vólti ed allungare l’altro di 12 passi, nonché sfondare l’androne della sortita verso il Martinengo, aprendo la porta della sortita nella piazza bassa presso al merlone ; al \itturi alzare la piazza alta, e continuare il cavaliere già cominciato nella sua gola ; alla Sabbionara allargare i parapetti e compire i terrapieni. Di più doveasi finire di incamiciare le cortine, aumentando pure il loro terrapieno ; eguagliare esternamente certe fosse ed alture della campagna ; e rivestir di muro il S. Dimitri (V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia).