AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA 445 Egli però, figlio della rivoluzione, nato e vissuto in tempi nei quali l’Italia si maturava nell’odio contro l’Austria, è tratto dal fuoco sacro del suo idealismo ad immaginare la patria accorrente con la flotta a riscattare per i Montenegrini lo sbocco del quale abbisognano, ossia le Bocche di Cattaro, e per gli Slavi della Dalmazia le principali città della costa orientale. Non poteva egli certo, quale difensore delle nazionalità conculcate, sognare diversamente; nè ancora era giunto il momento per un più profondo esame della questione e per un maturo giudizio. Negli stessi anni un modesto ma valoroso scrittore, il friulano Pacifico Valussi, pubblicava in appendice alla Gazzetta ufficiale del Regno una serie di articoli sull’Adriatico. Non proponevasi egli di tracciare la storia di quel bacino nelle età passate nè di indicare la soluzione definitiva per l’Italia del problema adriatico, oggetti ambedue del presente lavoro; ma soltanto di richiamare su quel seno mediterraneo gli sguardi e l’attività degli Italiani. Con brevi ma frequenti richiami al passato ei dimostrava quale era stata in altre età la vita e l’importanza economica dell’Adriatico, quale poteva e doveva divenire al suo tempo. Altrimenti, egli sosteneva, noi saremo soppiantati dagli Slavi e dai Tedeschi, i quali con l’appoggio della Russia, dell’Austria e della Germania si renderanno dei concorrenti sempre più formidabili contro di noi.