LA CINTA DI CANEA 415 et ille qui ad presens est et illi qui ibunt de celerò, habeant libertatem faciendi elevavi usque in 150 passus dictorum murorum a 5 pedibus in 6 altius quam sint ad presens : que expensa fieri possit per eos de introitibus diete terre, fa-ciendo hoc cum quam paucioribus expensis communis fieri poterit, et tenendo illuni modum de manualibus ad opus predictum, qui alias observatus fuit quando predicti muri, quod non est longum tempus, facti fuerunt „(1). La proposta fu accolta dal Senato. Ma della nuova cinta di Canea i documenti non ci dicono più nulla per un secolo intero. Nel frattempo quelle mura non solo aveano cominciato ad invecchiare, ma anche si erano forse dimostrate incapaci a contenere i nuovi abitati, certo ad offrire alla città quella protezione che i rapidi progressi dell’arte militare rendevano necessaria. Onde naturale dovette sorgere l’idea di apportarvi essenziali modificazioni e riforme. Della faccenda si occupò seriamente il Senato veneto, e con una provvida deliberazione del 4 novembre 1475 stanziò mille ducati per i bisogni della Canea, “ ut, insimul cum expensa quam illa civitas nostra ponit et positura est, prosequi possit fortificano illius civitatis „(2). — Nuovi denari richiese tuttavia nel 1502 Angelo Premarin, oratore della comunità di Canea; ma stavolta il Senato non volle più direttamente concorrere nelle spese, bensì ordinò che l’avanzo delle entrate della camera della Canea “ expendatur in fortifica-tione illius civitatis nostre „, a patto che i nobili ed il popolo della città vi contribuissero con altrettanto(3). Dopo di che null’altro sappiamo di quella cinta di mura, eccetto che nel 1503 ben 150 operai al giorno vi stavano cavando i fossati(4). Chè se in nessun documento dell’epoca si ritrova mai ricordo alcuno nè di un ingegnere nè di un intendente d’arte militare il quale avesse regolato le forme e disposte le difese del vasto recinto fortificato, naturale sorge il dubbio che la fabbrica abbia dovuto di necessità riuscire difettosa, manchevole ed imperfetta sotto ogni riguardo. Certo è che, se l’attuale fortificazione della Canea è dovuta per intero al Sammicheli, ben misere ed insufficenti saranno state le antecedenti opere di difesa, dacché il grande veronese non potè servirsene in alcuna guisa, ma fu costretto a disegnare una nuova pianta della fortezza, in tutto dissimile dalle precedenti opere fortificatorie. Di quella più antica cinta dei borghi del resto ben poco sappiamo di preciso. (') V. A. S.: Senato Misti, XXXVIII, 88. (3) Ibidem: XV, 139. (s) V. A. S. : Senato Mar, X, 60 *. 0) M. Sanuto: I diarii cit., voi. IV, pag. 866.