424 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA tempo di mezzo et che per questo si ritardi il lavoriero, viste le depositioni del predetto signor Hieronimo et altri che laudano che si continui il modo principiato, vi commettemo col Senato che, non ostante le sopradette lettere, così debbiate continuar con quella diligentia che da la molta virtù vostra ne pro-mettemo ,fi\ Risolto il piccolo incidente, i lavori ripresero con nuova lena, per merito specialmente di quel Melchiore Alberti o Albertoni da Verona, parente dei Sammicheli, del quale già ci avvenne di tener parola. Di lui fanno ampi elogi tutti i rettori di Canea da Leonardo Loredan in poi, affermando che “ si può dir che tutta questa fortezza sia passata per le sue mani „, e lodando incondizionatamente il suo zelo e la sua valentìa (2). L giovandosi di così valido aiuto infatti, il rettore Leonardo Loredan (1551-1554), dopo aver finito di riempire di terra il baluardo di S. Lucia, proseguì la Piattaforma, tirandola “ fin al cordon con il suo terrapieno, che non gli manca se non le porte dietrovia alle casemaite, con un volto che va da una banda all’altra della casamatta „ ; di più compì fino al cordone 30 passi della cortina fra la Piattaforma e lo Schiavo, colla sua porta che fu detta Retimiotta, come quella da cui si diparte la strada per Retimo ; cavò la fossa per tutto il lato di mezzogiorno, di modo che non mancavano, secondo lui, che due passi per finirla ; e prolungò (') V. A. S.: Senato Mar, XXXI, 73*. (s) Si vedano le deposizioni di Leonardo Loredan (Il maggio 1554), di Daniele Venier (26 maggio 1559', di Marco Corner (6 aprile 1562 e 14 marzo 1567), di Luca Michiel (26 novembre 1566), del governatore Gerolamo Martinengo (12 marzo 1567) e dei sindaci Pietro Basadona e Francesco Emo (12 marzo 1567), in V. A. S. : Senato Mar, filza XXXVII, incarto 27 marzo 1567. — Fra tante, è da riportare un brano di quella del Corner: « Esso mastro Marchioro ha atteso continuamente con tutta quella maggior sollici-ludine et diligentia che ha ricerchalo et bisogno, alle espedition di esse fabriche, attendendo non solamente ad ordinar el modo col qual si deve fabrichare, sì come è il caricho de l'inzegnier, ma di più a proveder che f ussero fatte delle calcine et condulti quelli altri prestamente che bisognavano per il fabrichare, et ad ordinar appresso li contadini che venghono a lavorar ad esse fabriche in quelle opere che gli parevano più utile el bisognose, sempre havendo l'occhio a l'avanlaggio el sparagno pubblico. El quando è anche occorso che 7 prolho, per qualche impedimento di infermità, non ha potuto soprastar a quelle, ha esso maislro Marchioro supplito ad ogni effetto necessario con tanta fede, che veramente ha dimostrato haver l'animo suo sempre inteso a questo servitio ». — In una supplica dall’Alberti presentata al Senato, egli ricorda essere stato mandato a Canea nel 1538 ed esservi stato creato capo dei bombardieri. < Et perchè, prosegue egli, si diede principio in quel tempo alla fortezza, il clarissimo messer Zuanne Moro, pro-veditor generale dell'isola, conosciuta con quanta fede mi adoperava sopra quella fabrica et che de la fortificatione Jtavevo intelligenza, mi aggionse carico di essequir come ingegnerò gli ordini di maislro Michiel da San Michiel ». Quindi prosegue ricordando come più tardi, alla partenza dall’ isola di Giulio Savorgnan, costui « per confirmatione della sodisfal-iioite che ha dell'opera mia, mi ha commesso l'ordine di essequir quanto resta a condure a perfeltione la della fortezza ». — 11 Senato valutò di fatti l’opera sua ; ed essendogli una volta stato sospeso ingiustamente lo stipendio di 15 ducati mensili, ordinò gli venisse reso quanto a lui spettava e gli fosse continuato il salario, servendo egli alla Canea « nel carico di capo di bombardieri, come per conto d'ingegner et proto in tutte le fabriche » (Ibidem). E così fu osservato sino alla sua morte, avvenuta con universale rincrescimento verso la fine del 1574 (V. A. S.: Dispacci dei prov. da Candia : 28 dicembre 1574).