LA CINTA DI CANDIA 307 tandem le vite loro. Et in vero, Serenissimo principo, per quello de lui vedemo, non se inlutano da la raxone rechiedandone però volessamo cassarlo, et protestandone non voler più contribuir al pagamento suo, che è ducati 19S a Vanno col suo fameio, et yperperi 40 per fito de caxa. Unde tutte cosse ben considerate, et maxime la insufficientia de V homo, havemo deliberato drezarlo alla Celsitudine Vostra, pagato et satisfato fin Vultimo zorno Non per questo erano da sospendersi i lavori, concentrati allora intorno al torrione presso S. Francesco al quale già accennammo, bensì si sarebbe, al caso, ricorsi all’aiuto di certo Domenico, altro ingegnere che trovavasi laggiù (1). Seguiva il 24 marzo 1485 una deliberazione del Senato, in cui si ricordava essere stabilmente disposto che ogni anno si spendessero per la nuova cinta dei borghi 10 mila ducati, la quarta parte dei quali dovea pagarsi dal governo veneto — o per meglio dire dalla camera cretese, non da Venezia stessa —. Siccome però gli altri tre quarti erano sempre stati dai sudditi regolarmente pagati, e la camera di Candia invece non aveva ancora sodisfatto il proprio impegno, causando un notevole ritardo e disguido nei lavori, si comminavano forti pene ai magistrati cretesi qualora le cose non fossero per l’avvenire procedute colla massima regolarità(3). — L’8 aprile 1491 poi, apparendo che a loro volta i nobili c cittadini (per la loro metà) e gli Ebrei (per il loro quarto) non aveano potuto sostenere l’annua spesa loro assegnata, il che di nuovo avea cagionato una sospensione ai lavori, il Senato decretava che l’importo annuo fosse limitato a 4 mila ducati, mille dei quali sarebbero stati pagati dalla camera cretese coi proventi dei dazi di esportazione, mille dagli Ebrei, c due mila dai nobili e cittadini. Doveansi inoltre dal duca, dal capitano e dai consiglieri eleggere tre cittadini deputati all’amministrazione di tali fondi ed obbligati a tenerne esatto cómputo — da mandarsi ogni anno a Venezia. I denari doveano venir custoditi in una cassa, chiusa con tre chiavi, una delle quali da consegnai si al duca ed al capitano, una ai consiglieri e la terza ai tre deputati. Severe punizioni erano minacciate infine a chi avesse devoluto ad altri scopi quei fondi \ Entravamo così nel secolo XVI (4) senza che, dopo quasi 40 anni dalla prima deliberazione del 1462, si fosse ancora compiuto nulla di veramente notevole per la fortificazione dei borghi. I lavori sino allora eseguiti si limitavano a qualche fossato, alla muraglia occidentale verso il mare, al toiiione di levante a S. bian- (') V. A. S. : Archivio del Duca. Missive. saro, reduce da Candia, riferiva in Senato, sostenendo (2) V. A. S. : Señalo Mar, XII, 38. il bisogno di fortificare i borghi a preferenza della (3) ibidem, XIII, 44*. terra. (M- Sanuto : I diarii cit., voi. II, pag. 178). ('•) Il 7 dicembre 1498 il capitano Gerolamo Pe-