476 I MONUMENTI VENETI DELL*ISOLA DI CRETA il Senato avesse ordinato che lungo tutto il tratto meridionale non venisse intercalato nessun bastione(1), dovette tuttavia venir compiuto almeno in terreno« il baluardo centrale di S. Veneranda non solo, ma aggiunto anche altro piccolo bastione poco prima di quello all’angolo sud-ovest, poiché entrambi figurano m posteriori piante della città. E un’altra porta, detta di S. Atanasio, fu certamente poi aperta verso l’estremità occidentale di quel lato di mezzogiorno (3). Le mura doveano essere appena rabberciate alla meglio, quando l’invasione di Ulazzalì e la devastazione da lui compiuta ebbe a dimostrare quale meschino assegnamento potesse farsi sulla nuova cinta fortificatoria e quanto urgente fosse il bisogno di pensare ad una più sicura difesa dell’ infelice città. Prevalse allora l’idea di costruire un forte ridotto sul colle del Paleocastro, all’estremità settentrionale del promontorio. E la nuova fortezza, come vedremo, fu cominciata fino dal 15/3. D’allora in poi alla cinta del borgo nessuno pensò più. Abbandonate le sue mura, caduti in rovina baluardi c cortine, specialmente nella linea di ponente, utilizzato il baluardo di S. Barbara per collocarvi gli alloggiamenti dei soldati, perfino un buon tratto delle cortine fu usurpato da private abitazioni. Soltanto verso la metà del seicento, all’ imminenza del pericolo turco, quando la fortezza del colle parve insufficente pur essa a tutela dell intera citta, l’abbandonato recinto dei borghi richiamò ancor una volta l’attenzione del governo come quella dei cittadini. Le case abusivamente costruite lungo le fortificazioni, ove abitavano ben più di mille anime, vennero sequestrate(4) ; fuori del fianco occidentale del baluardo di S. Barbara ed al posto ove sorgeva già quello di S. Veneranda vennero costruiti dei lavori in terreno«; e più tardi ancora i cittadini stessi si offersero di restaurare la cinta urbana, ridotta ormai ad “ alcune poche reliquie di muraglia, sopra quale vi sono costruite diverse case di questi habitanti, che bisognerebbe o demolire o terrapienare, e di piu aggionger nove muraglie verso il squero, et rissarcir quelle verso la Sabionara „(6). Il pericolo incalzava intanto ognor più ; ed il provveditore Andrea Corner, cedendo alle insistenze dei cittadini, accondiscese al restauro delle abbandonate mura, pur senza coinvolgere nella distruzione se non piccola parte delle case (>) V. A. S. : Senato Mar, XXXVII, 61. (S) V. A. S. : Relazioni, LXXXI (Relazione del 1599 di Annibaie Gonzaga):... < ha un borgo ch’era cinto di muro et parte d’una trincea di terra, la quale è stata mezza rovinala doppo la fabricationc della fot -tezza d’alto ». p) v. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: 10 giugno 1645. (4) Ìbidem: 23 giugno 1635. (5) Vedasi la pianta del Vincenti (XXXVI, a). (,:) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 6 aprile 1645.