LA CINTA DI CANDIA 309 visitarono minutamente la città, e studiarono e prepararono un modello delle sue fortificazioni (I). Il 5 ottobre 1518 il duca ed il capitano di Candia scrivevano a Venezia che il Campofregoso stava per salpare alla volta della Dominante, seco portando un disegno tratto dal modello stesso. - Ed era sua opinione — contrariamente al parere di molti — “ che quella Ierra (ossia l’intera città di Candia) s¿ fortificherà come Padoa e Treviso, e sarà gran contento di quelli nobeli e fendati — Nel giorno seguente il Campofregoso ed il Moro abbandonavano Creta(3); addì 12 novembre il primo di essi arrivava a Venezia, ed all’indomani riferiva in Senato l’opinione sua circa quella fortificazione : sull’argomento stesso replicava nel giorno appresso il cessato duca Marco Orio«; e finalmente il prov-veditor Moro stesso, il 9 febbraio del 1519, parlava “ di la terra di Candia, di le murale da terra, perchè da mar non è pericolo® Lna seconda volta fu udito il Campofregoso, richiamandolo appositamente da Pado\a, in occasione di una ambasciata dei Candiotti a Venezia«, i quali imploravano maggior sollecitudine nel proseguimento della fortificazione, in contrasto colle insistenze di Jacopo Dandolo, ritornato da capitano generale in Creta, il quale dimostiava 1 opportunità si fortificasse prima la città antica che non il borgo«. — Validamente replicarono gli ambasciatori cretesi, chiedendo l’esaudimento dei loio desideri. Alla spesa delle fortificazioni della città antica come del borgo, di bel nuovo Venezia, unitamente agli Ebrei dell’isola, contribuisse per meta, associandosi magari anche il clero cattolico, mentre la seconda metà sarebbe stata unicamente a carico dei nobili e dei cittadini, escluso “ el populo menuto et persone mecaniche che per impoteniia non possono pagar „, e intendendo però che da tale ultima somma fossero prelevati otto tornesi al giorno a vantaggio di ogni singolo villano che lavorava alle angario. Il preventivo generale importava 60 mila ducati di spesa, e si proponeva distribuirli in 5 anni, vale a dire 6 mila ducati ogni anno a carico di Venezia — ossia della camera cretese —, del clero latino e degli Ebrei ; ed altri 6 mila per i nobili e cittadini. “ Et perchè „, proseguivano molto assennatamente i legati, “ se quel che fimo a mo’ è sta speso in la cità et borgo fosse sta ben speso et per una testa sola, sana capace haver fortificato tuta la cità et borgo ; ma. per esser venuto una man de rectori ai quali non ha piacesto el principio dell’altra parte (') M. Sanuto : I diarii cit., voi. XXVI, pag. 160. (*) Ibidem, pag. 203, (3) Ibidem, pag. 202. (1) Ibidem, pag. 200. (5) Ibidem, pag. 457 . (°) Ibidem, voi. XXVIII, pag. 654. (7) Ibidem, voi. XXIX, pag. 17. 39