LA CINTA DI CANEA 421 zione di un vecchio loro debito(1), numerosi altri cittadini offrivano spontanee oblazioni, pur di accelerare il compimento delle opere fortificatorie (2), ottenendo in compenso — come si fece a Candia — la conferma o la concessione della nobiltà cretese ed altri vantaggi(3). I contadini obbligati allungarla erano più di 11 mila : anziché 6 giorni soltanto, come a Candia, parte di essi — quelli del monte — dovevano servire per 12 giorni o due settimane, parte — quelli del piano — per 18 giorni ossia tre settimane (4). Per il vitto percepivano giornalmente 8 soldini, i quali poi vennero ridotti a 6 e finalmente a 4 soltanto : onde il rettore Antonio Barbarigo tornava a proporre di portarli a 7 'h, pagabili per due terzi dallo stato e per un terzo dai cittadini(5). E siccome il “ capitano sopra le fabbriche „ trovava modo di gravare la mano sugli angarici con ingiuste estorsioni, il Senato Veneto con suo decreto del 2 maggio 1550 aboliva tale carica, ed ordinava che i castellani delle varie regioni dovessero personalmente occuparsi delle questioni inerenti al servizio delle angario nelle loro provincie(6). I lavori procedettero alacremente ; alle calcine ed al taglio delle pietre si lavorò a contratto anziché a giornata ; e nei fossati parimenti fu assegnato un dato pezzo di terreno da cavare a compagnie composte ciascuna di dieci angarici, computando loro tale lavoro come sodisfazione dell’angarìa di 6 giorni : l’estensione di tale pezzo di terreno variava secondo alla qualità del suolo e alla conseguente difficoltà di scavo. In tal modo, cominciate le fabbriche al tempo del provveditore Andrea Gritti e del rettore Alvise Renier (1538-1540) sotto la diretta sorveglianza del Sammicheli, si iniziò tosto il baluardo di S. Salvatore, che fu pure denominato Gritti, e che venne terminato ben presto. Il nuovo rettore Andrea Priuli (1540-1543) vi aggiunse parte della cortina verso lo Schiavo, col suo cavaliere. Il successore Gerolamo Bragadin (1543-1546) principiò i lavori al baluardo di S. Lucia, che fu portato sino al cordone dal rettore Antonio Barbarigo (1546-1549). Costui pure fondò il baluardo Schiavo e lo ridusse parimenti fino al cordone, di modo che altro non gli mancava se non le casematte — ossia le piazze basse ai fianchi —, per la fabbrica delle quali era già pronto tutto il materiale. Anche il quarto baluardo, quello della Sabbionara, era allora già condotto a 0) V. A. S. : Senato Mar, XXVIII, 199*. (4) V. A. S. : Relazioni, LXII e LXXXIII (Rela- (*) V. A. S. : Relazioni, LX1 (Relazione del rettore zione del rettore Leonardo Loredan). Antonio Barbarigo). (3) Ibidem, LXI (Relazione del rettore Antonio (3) V. A. S. : Senato Mar, XXVI, 70*; XXIX, 19 ; Barbarigo). XXX, 57*; XXXI, 66* ecc. (°) V. A. S. : Senato Mar. XXXI, 104*. 53