VENEZIA E I TURCHI 335 blica e di accogliere un presidio in città, faceva conoscere al mondo che il governo di S. Marco aveva decretato la propria fine. Ed intanto a Feoben, contemporaneamente alle Pasque Veronesi, il territorio di Venezia era stato in discussione fra i belligeranti e promesso all’impero che nel luglio occupava l’Istria e la Dalmazia; impresa che riuscì facilmente, poiché le popolazioni, affezionate al vecchio regime, avevano tumultuato contro i Francesi ed i novatori veneziani, trascorrendo a violenze e ad eccessi. Onde l’aquila bicipite annunciò e giustificò la presa di possesso con ragioni d’ordine e d’umanità. Venezia democratica altro non era che una forma di transizione, in quanto che nei preliminari di Feoben, come il Grimani, ambasciatore a Vienna, aveva intuito, s’era patteggiato per la cessione della vecchia repubblica agli Asburgo. E se parvero ispirate a benevolenza verso l’Austria le incertezze e tepidezze del Senato innanzi a quel giorno; se le Pasque Veronesi e l’attacco al Liberatore d'Italia avevano così sinistramente disposto l’animo del Generalissimo francese ch’egli non si peritò di mercanteggiare il dominio ducale, non bisogna dimenticare che già da un pezzo l’impero mirava ad ingrandirsi sull’Adriatico per compensarsi dei vantaggi russi sul Mar Nero: le trattative di Feoben offrivano a quello stato una felice occasione per soddisfare le sue brame senza nulla togliere alla Francia.