436 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA mila ducati, solo per terminare i cavalieri, accomodare, secondo la propria opinione, la porta Retimiotta, allargare i terrapieni meridionali, e compiere qualche altro lavoro di minor conto (1). Il provveditore Grimani, quantunque costretto a riconoscere la verità di simile preventivo ed a rincararne anzi la dose, si compiaceva dei pregi della fortezza, specialmente dei suoi cavalieri e cavalierotti, e dichiaravasi pronto a sostenere tali asserti di fronte ai detrattori di essa (2). Non mancavano infatti coloro che, ben lungi dal limitarsi a verificare le imperfezioni ed i piccoli difetti della Canea, sostenevano addirittura che essa era totalmente errata a tal segno, che “ bisognerebbe che di forma et di sito la fosse tutta mutata et in altro luoco portata ,,(3) * *: di modo che era affatto inutile e superfluo, “ non volendo alterar quella forma, farli maggior spesa intorno di quella che vi è stato fatto, eccetto che nel cavamento delle fosse..... Tutto il resto si può ben fare per so- disfar ad appetiti, ma non già per necessità „ (4) : parole severe certamente, ma molto assennate ! Onde il generale Del Monte trovava il coraggio di proporre di abbandonarla senz’altro al suo destino, e di ridurre la città sull’altura del Paleocastro di Suda, di cui egli aveva ideata la fortificazione, in modo non dissimile da quanto aveano fatto i cavalieri di Malta colla nuova fortezza della Linguetta (o). Precipui difetti della Canea erano i baluardi troppo acuti, le difese strette, le spalle deboli, i fianchi scoperti, i terrapieni angusti, i cavalieri piccoli e malamente collocati, ed il terreno esterno eccezionalmente favorevole al nemico che avesse voluto assalire la città(6). Per questo il governatore generale Onorio Scotti avrebbe desiderato riempire di terreno le piazze basse, servendosi soltanto di quelle d’alto e di alcune cannoniere cavate nella cortina ; smussare l’angolo dei baluardi, e da 5 piedi in su ridurli ottusi o tondi, rimediando in tal modo alla soverchia loro acutezza e riuscendo pure ad ingrossare le spalle di 8 o 16 passi ; allargare la gola e la piazza e ricondurre le spalle in forma reale (/) : (i) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candía : 6 gennaio 1586. — Si veda il particolareggiato pre- ventivo del Dal Lago, da cui apparisce che i due cavalierotti alla Piattaforma misuravano 39 passi di lunghezza e 20 di larghezza, quello Lando, circa 30 o 34 di diametro, e quello di S. Caterina — che secondo lui bisognava ancor una volta innalzare di altri tre piedi di terreno — 23 passi in lunghezza e 17 in larghezza; finalmente l’erigendo cavalierotto alla Sabbionara sarebbe stato lungo 36 passi, largo 10 ed alto 8. (*) V. A. S. : Relazioni, LXXIX. (3) Ibidem, LXXVIII (Relazione di Jacopo Fosca-rini) — V. M. C.: Ms. Dona dalle Rose, LXXXVII (Scrittura di Marcantonio Martinengo del 1590). (4) V. M. C. : Ms. Wucovich Lazzari, XXVI, 1. (5) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia: volumi in appendice : 3 aprile 1591. (G) Ibidem: 7 aprile 1590 (Scrittura di Onorio Scotti). — Cf. Relazioni, LXXXI e LXXIX (Relazioni di Annibaie Gonzaga e del provveditore Benetto Moro). (7) V. A. S. : Dispacci dei prov. da Candia : 5 dicembre 1590 — Ibidem: volumi in appendice: 6 dicembre 1590 e 26 maggio 1592.