447 coi Di’ivilegii (i) e colla proibita introduzione dei lavori fo-restieri. Dd solo panno furono fabbrioate nel 1592 fino a 27 299 pezze(2), e di quell’arte ricavavano sostentamento ben ventimila persone (3), laonde con grande verità scriveva il Senato « fra quelle cose che veramente fanno gran i e popolose le città essere a connumerarsi le arti e 1 mestieri, imperciocché da quelli nascono i privati comodi e le pubbliche utilità » (4). . Ma il prosperamento delle arti e mestieri non deve ottenersi con sacrifizio del maggior bene che Dio abbia dato al povero artigiano, la salute e la robustezza delle membra, non deve ottenersi col sacrifizio del sentimento d’umanità avendo gli operai in conto di macchine da adoperarsi senza tempo e misura finché si spezzino. Il governo veneziano, superiore in questo proposito per saviezza o pietà perfino a qualche nazione moderna, del resto celebre per civiltà, non solo non ammetteva i fanciulli al lavoro no a che non avessero raggiunto una determinata età, 110“ s0 0 tutelava i loro contratti e patti coi maestri, ma stabiliva ai lavoranti in generale le ore del lavoro,^ e la campa detta Jiealtina(5), dava secondo la stagione il segno a quale per decreto, rinnovato dal Consiglio de’ Dieci nel dicembre 1528, aveasi quello a smettere. (1) Molti privilegi troviamo per nuove macchineper_ utdi e m- gegnosi ritrovati, come p. e. a Beneto sa mezzo e più (non per specchi di cristallo di altezza di bracci „• n0 Re- ricordato dal Cicogna /.scriz., ^ J^yere ogni sorte di^b^lissim^ carattere Tn* breve^empo e pochissima spesa. 5 nov. £& SLÌSW 16all’Arch. 1660V UM», 1559 Senato nella Compii, leggi all’Archivio. La f4) lo Mag. lo . Venezia nel 1532, trecento rasi colorati regina di Francia ordinava a Venezia, nei 100«. pel suo vestimento. Secreta 3 feb. 1531?32 LIV. (5) Sanuto, Diarii, XLIX.