462 religiosi o politici, come a s. Marco il dì della Madonna di Marzo e del Santo, datandosi dall’ uno il principio, dall’ altro l’indipendenza della Repubblica ; a santa Maria Formosa il 2 febbraio, in memoria della prima di quelle tante vittorie riportate sui pirati e dell’ invigorimento della veneziana marina ; al Lido nell’ Ascensione per cerimonia toccante e significativa destinata a ricordare il primo acquisto dei Veneziani nella Dalmazia, resa poi splendida alla venuta di Alessandro III ; a s. Zaccaria il secondo giorno di Pasqua, e a s. Geminiano l’ottava quando fu ampliata la piazza, e la città avendo già provveduto ai primi bisogni dell’ esistere cominciava a volgere il ] pensiero all’ abbellimento ; ricordava la visita a s. Vito il 15 giugno la congiura Tiepolo ; a s. Isidoro il 16 aprile quella di Falier, a s. Marina il 17 luglio il riacquisto di Padova; al Redentore la liberazione della peste del 1575; a s. Giorgio la sera del Natale e la mattina di santo Stefano a venerare le ossa di questo santo colà trasferitesi nel 1109 ; a s. Giustina il 7 ottobre a ricordo della grande vittoria alle Curzolari. Così erano spettacoli codesti cui il popolo prendeva parte, non come freddo spettatore, ma con interessamento di famiglia ; vi prendeva parte per la religione, per la memoria della patria ; inor-goglivasi di essere veneziano, facevasene un vanto, e amava il governo sotto l’egida del quale sì grande e sì bella s’ era fatta Venezia. Avea poi esso popolo le proprie feste anche nelle sue Scuole o Confraternite, nelle sue sagre alla ricorrenza del santo titolare d’ una chiesa, ne’ suoi ciarlatani e saltimbanchi, nelle regate, nelle forze di Nicolotti e Castellani, nella lotta dei pugni, nel taglio della testa al toro (1), nelle maschere, nelle cuccagne, nel prender l’oca e l’anitra, nel- (1) Y, tom. II di questa St, p. 75.