BARBARI E BIZANTINI 175 ch’erano i più formidabili, ed anzi comprò la libertà di traffico versando loro dei tributi, si preparò diplomaticamente alla lotta decisiva stringendo, negli anni 932-33, con Trieste e con le più cospicue città dellTstria, quali Giustinopoli, Muggia, Pirano, Città nuova, Pola ed altre, quei patti che segnano l’avvento del protettorato veneto in quei paesi. 1/opposizione che il Marchese d’Istria, a nome di Ugo, re d’Italia, fece all’espansione veneta in quella penisola, portò per effetto di accrescere l’influenza della Repubblica su quella riva con l’obbligo altresì, da parte del Marchese, di rispettare i convogli mercantili di quella (*). S’avvicina, per i corsari indigeni dellJAdriatico, la fine. Si può dire anzi che la pirateria araba e slava spariscano quasi contemporaneamente agli albori del Mille, dopo due secoli di vita. E spariscono in sèguito al decreto del Doge Pietro Candiano IV, che nel 960 interdiceva rigorosamente ai sudditi il commercio degli schiavi; mercè l’accordo venetobizantino del 971, che è un colpo fortissimo contro l’iniquo mercato, sebbene tali disposizioni non fossero osservate ad litteram; in virtù dei patti, segnati nel 992 fra l’imperatore greco e Venezia, i quali conferivano a quest’ultima una posizione privilegiata in Oriente. Ed allora Pietro Orseolo II, conscio della forza politica e navale della Repubblica, comprese che (x) Manfroni, op. cit., p. 71 e segg.