290 allorché ebbe ad udii'e dall’ammiraglio spaglinolo Gian Andrea Doria che le sue commissioni nulla contenevano di una congiunzione della sua armata colla veneziana ? Tanti sacri-fizii fatti in Dalmazia, tanto tempo perduto o inutilmente ! Allora il Senato diede ordine al Zane prendesse egli quelle deliberazioni che più gli paressero corrispondenti alla dignità ed al vantaggio della Repubblica : il papa mandava un rinforzo di galere sotto il comando di Marcantonio Colonna duca di Paliano ; il proveditore di Corfù Sebastiano Veniero per tener esercitate le truppe assalì e prese il vicino castello di Soppotò nido di masnadieri turchi e albanesi ; lo Zane mostravasi disposto ad uscire nei mari del Levante, ciò gli ufficiali tutti desideravano, ciò richiedevano, e dell’indugio impazientivano. Alfine superata ogni difficoltà, congiuntasi la flotta con quella di Marco Quirini di Candia fu con giubilo salutato il l.° di settembre l’arrivo di quarantanove galere di Spagna e delle dodici papali. L’ armata alleata fu ricevuta dalla veneziana schierata in due ale, fra le salve degli archibugi e dei cannoni, e le grida festose dei marinai ; ne echeggiavano i vicini monti ; erane agitato il mare e vasti disegni si volgevano per la mente dei generali, ma intanto la stagione erasi di troppo inoltrata e i Turchi aveano avuto tempo di allestire ed accrescere vieppiù la loro flotta, e di dirigerne le prore verso Cipro. Teneva Astorre Baglioni il comando delle milizie nel* l’isola, avea il titolo di luogotenente Nicolò Dandolo ; il capitano Marcantonio Bragadino presiedeva a Famagosta che attendeva a fortificare, reputando colà avesse a succedere il primo sbarco de’ Turchi. Tenuto consiglio di guerra nel castello d’Aschia, fu deliberato d’impedire quello sbarco a qualunque costo, di radunar dentro alle mura della città di Nicosia settantacinque mila abitanti, venticinque mila in quella di Famagosta, il resto della popolazione coi bestiami