10 sua galera, quattro altre vennero nelle mani dei Veneziani ; due si sommersero, le restanti poterono a mala pena salvarsi. Bella vittoria fu, ma macchiata di crudeltà per la strage fatta de’ prigionieri ; tanto più riprovevole, perchè contro potenza amica, e perchè le conseguenze poteano tornare assai funeste alla Repubblica. La quale si affrettò quindi a mandare il segretario Daniele Ludovici colle sue scuse al Sultano (1), e circa al Da Canale, varie erano le opinioni, dicendo alcuni doversi levare di carica per calmar Tanimo dei Turchi, altri invece che bene avea meritato del nome veneziano, lavando la macchia della presura del Dandolo e rialzando il coraggio de’ propri concittadini. Nulla erasi peranco stabilito, quando quel valente capitano venne a morte nell’ isola di Zante con grande cordoglio dell’universale. Il figlio Antonio gli fece erigere un monumento in Venezia nella chiesa de’ santi Giovanni e Paolo, il Senato decretò allo stesso Antonio e a’ suoi discendenti un annuo assegnamento dai Camerlenghi di Corfù. Nè era sola la Repubblica di Venezia ad umiliarsi davanti al Turco. Recavasi a Costantinopoli Girolamo da Zara e Cornelio Duplicio Schepper inviati di Ferdinando re de’ Romani a ricercar pace dal Sultano, al quale promettevano consegnare, come domandava, le chiavi di Gran, e di maneggiarsi presso al fratello Carlo per la restituzione di Corone. Ebbero lunghi colloqui con Ibrahim gran visir, ed era pur giunto a Costantinopoli Alvise Gritti per sostenere i diritti di Giovanni Zapolya. Il linguaggio d’Ibrahim era, come al solito, sprezzante gli altri, magnificatore di se e del suo padrone, parlò della conquista di Buda, de’ diritti del sultano sull’ Ungheria, della insufficienza di Carlo ad eseguire quanto si proponeva ; aver voluto abbattere i Protestanti e non ci esser riuscito, convocare un concilio e il) Secreta 13 dicembre 1533.