76 l’umanità e farebbero giustamente imprecare a Venezia, se per buona sorte e ad onore del cuore umano e del veneziano governo, quei pretesi Statuti non fossero altro che un infame libello. « Egli è impossibile, scrive a ragione Bianchi Giovini, che esista sulla terra un governo che segua per norma di regno massime così inique come quelle contenute nei pretesi Statuti della inquisizione di Stato ; e se fosse, finirebbe in breve con distruggere sè stesso. Possono bene un uomo, venti, cento, una generazione intiera essere malvagi, o per fanatismo di parte ; ma sarebbe uno tra i più inesplicabili fenomeni 1’ esistenza di una società civile, industriosa, quieta, vissuta per molti secoli, dove le leggi avessero per fondamento il delitto, e il delitto si comandasse e si commettesse coll’atroce indifferenza di un brutale istinto; dove si trovasse una perpetua successione di magistrati scelti fra’ primi statuali, ingentiliti dal colto vivere, nati fra molli costumi, non concitati da speciali passioni, che sordi ai rimproveri onnipotenti della coscienza computino la vita dei loro simili colla freddezza con che il pastore sceglie le pecore che vuol condurre al macello. Un sistema così snaturato, così abborrente dall’ indole umana, non ha .mai esistito, e non potrebbe esistere giammai. Eppure gli Statuti ci presentano niente meno che un sì fatto sistema ». Ed in vero, contro un siffatto sistema di governo fondato unicamente sulla malvagità, e non di un solo individuo, nè di pochi, ma di una serie per ben tre secoli continuata, oltreché il sano criterio e l’umano sentimento, sorgono la storia e solenni documenti. Svolgere quella, raccogliere e presentare questi, è un servigio che lo storico deve alla verità.