8 I progressi che intanto faceva il Turco nell’Ungheria, davano di che pensare alla Repubblica, la quale stimava dover mettere tutto in opera, per evitare con esso ogni motivo di guerra (1), e si maneggiava con Suleimano per dissuaderlo dal progetto di ritirare per seicento mila ducati di droghe direttamente dalle Indie e fare incetta della seta di Soria (2), e perchè tolto non le fosse di trafficare nei porti di Beirut ed Aleppo (3), dal che sarebbe venuta ruina totale al suo commercio. La pace col Turco era adunque per Venezia una questione di esistenza; tuttavia vedendo i grandi apprestamenti di Suleimano, e 1’ ardire sempre crescente dei pirati africani (4), che aveano preso perfino Francesco Dandolo capitano del Golfo e il sopra-comito Marco Cornaro con non poco disdoro del nome veneziano, era obbligata ad armare, e dava l’incarico a Girolamo Canale di raccogliere la flotta e provvedere alla sicurezza dei mari. E sarebbe stato veramente un prodigio, se in mezzo a tanta complicazione di cose, alla incessante guerra e alle invasioni dei Turchi in Transilvania, in Ungheria, in Stiria anche dopo la ritirata da Vienna, alle imprese marittime di Andrea Doria, che si era impadronito di Corone, di Patrasso e di altri luoghi, la Repubblica avesse potuto conservare la sua piena neutralità. Sollecitata di entrare nella lega fra papa, imperatore, Milano, Genova, Siena, Ferrara e Lucca per la difesa d’Italia, essa coll’ esperienza delle leghe passate, dichiarò rifìutarvisi per quanto avesse rapporto alle faccende ottomane, e volersi attenere soltanto agli articoli della pace di Bologna (5). Nulladimeno accusavaia (1) 28 marzo 1531, Secreta, p. 65. (2) sett, 1530, ibid., p. 36. (3) Ib. 22 maggio 1531. Commissione al bailo Pietro Zen. (4) Secreta, 15 aprile 1532. (5) 4 marzo 1533, Secreta.