ma molte battaglio navali parevano. Le grida di allegrezza de’vincitori, quelle di lamento de’ vinti, lo strepito degli archibugi, il frastuono de’ cannoni, il denso fumo che oscurava la vista del sole, presentavano 1’ imagine terribile del più feroce fra i combattimenti che mai i mari avessero veduto. Ardeva la zuffa principalmente nella parte ove erano i generali, e grande era la strage, che per ben due ore durò. Già erano i soldati cristiani penetrati più volte fino agli alberi della galera d’Alì, ed altrettante n’erano stati respinti; rinforzi accorrevano da una parte e dall’ altra, morirono Giovanni Loredano e Caterino Malipiero governatori di due galee veneziane, ma alfine la galea di Alì fu presa, lui morto ; furono pure acquistate le galee di Pertaù e di Ca-racoza, quegli salvatosi per la fuga, questi rimasto ucciso. Così trionfavasi al centro, e il Querini inseguendo trenta galee nemiche se ne impadroniva, dopo aver obbligato la ciurma a salvarsi a terra ; nè meno felice arrideva la sorte ai Cristiani all’ ala sinistra, ove però la galea del prove-ditor Barbarigo si trovò in grave pericolo, circondata da sei delle nemiche, ma egli senza perciò perdersi d’ animo comandava, oi’dinava, provedeva secondo il bisogno. Accadde però, che trovandosi alla poppa colla faccia rivolta ad una galera nemica, fosse colpito da una freccia nel-1’ occhio sinistro e tre giorni dopo se ne morisse, venendogli surrogato, come era stato suo desiderio, Federico Nani, uomo valoroso e molto esperto nelle cose marittime, il quale tanto fece e s’ adoperò che la galera fu salva e tolsene perfino una al nemico. Laonde essendo già tutti gli ordini dei Turchi disturbati, e molte delle loro galee o prese, o fracassate, perduta ornai ogni speranza di vittoria, davansi alla fuga, mentre ancor si combatteva all’ala destra, ove l’armata cristiana si trovava fortemente minacciata : una galea di Yol. VI. 40