497 necessaria in quella provincia esposta del continuo alle correrie dei Turchi. Dei quali tanto era il terrore che i contadini si ritiravano la sera coi loro bestiami nella città per tornare allo spuntar del dì a’ loro campi, sempre scortati da una buona mano di Stradioti (1). Eppure solo Zara e Sebenico (2) erano fortezze di conto, poco o nulla riparati gli altri luoghi, e benché il paese fornisse sale, pesci salati, formaggi, carne e special-mente vini e legna in copia, lamentavano Nicolò Donato la miseria degli abitanti e la loro mala contentezza, compagna inseparabile di quella, onde gran numero viveano degli stipeudi militari, servendo come lancie spezzate e pensionati a cavallo. Perciò consigliava allargare con essi la mano onde impedire che passassero, come già faceano, a militare in Francia ed in Fiandra. Deplorava altresì Alvise Mocenigo la mancanza di una istruzione superiore nel paese, impossibilitati confi erano i cittadini per le loro ristrette fortune a mantenere i figli agli studii di Padova, e grave trovandosi la spesa nei seminarii, per lo che molti ragazzi restavano dall’ esercitarsi virtuosamente, mentre sarebbero riusciti di gran vantaggio pel pubblico servigio, consigliando in fine ad istituii'« altro Seminario a Liesina, che questo luogo ne ritrarrebbe giovamento nello stato di abbiezione in cui si trovava. La Dalmazia, prima tra le provincie sulle quali si distese il veneziano dominio, benché nei primi tempi più volte tentasse sottrarsene, finì poi per la lunga abitudine, per la necessità de’ commerci e della protezione coll’ affezionarse-gli, e nelle città principalmente tutto presentava piuttosto le forme veneziane che le slave. (1) Andrea Giustinian, Relazione di Dalmazia e Levante 1576 alla Marciana. Cod. MCCXVII. (2) Relazione Nicolò Donà Provveditore generale in Dalmazia 1599. Vol. VI. 63