32 principe Doria, e del pericolo che minacciava d’ una prossima guerra colla Francia. Tuttavia tanti e tali furono gli uffici del papa e degli ambasciatori veneziani che, non potendosi venire ad una pace definitiva, fu conchiusa almeno una tregua per dieci anni, per la quale stabilivasi che ciascuno conservasse le terre occupate, e, sacrificando intieramente il duca di Savoja, fu convenuto che il paese di Yaud restasse agli Svizzeri ; Ginevra fosse in libertà ; la Bresse, la Savoja e due terzi del Piemonte si tenessero dai Francesi, il resto dall’imperatore ; per modo che al duca Carlo più non restava per i detti dieci anni se non la piccola contea di Nizza. Carlo Y ritenne il Milanese; Francesco la città di Hesdin in Fiandra, e il protettorato della Mirandola in Italia, sito opportunissimo ai futuri disegni della Francia, signora in pari tempo dei passi delle Alpi e di sì gran parte del Piemonte (1). Così terminarono il 18 giugno le conferenze di Nizza; il papa restituivasi a Roma, Francesco I nella Provenza; Carlo V era ancora ritenuto da venti contrarii alle- coste francesi, quando il re tornato appena in Avignone ebbe notizia, come prima ancora del congresso di Nizza, 1’imperatore avea segretamente proposto al re d’Inghilterra di dargli in isposa la duchessa di Milano e alla figliuola sua il principe infante di Portogallo col ducato di Milano in dote, purché quel re s’impegnasse, nel caso di guerra di sua maestà cesarea col Cristianissimo, di entrare con buon esercito in Francia. Codesta pratica spaventò Francesco per modo che per meglio certificarsi dell’ amicizia di Carlo, mandò prestamente a lui la stessa regina Eleonora per invitarlo a nuova conferenza in Aigues-mortes. (1) Sunto di Relazione di Nicolò Tiepolo, Cod. DCCLXXXV, e Alberi t. II, Serie I.