263 1* attacco contro il castello s. Elmo battuto dalla parte di terra e di mare, che fu preso il 23 giugno con grande strage de’ difensori per vendicar la morte del capitano Torghud, dirigendo poi gli assalti contro le fortezze s. Angelo e s. Michele. Ma inutili furono tutti gli sforzi per vincere il disperato valore de’ difensori condotti dal gran maestro Giovanni la Valette, e giunti anche soccorsi dalla Sicilia, i Turchi finalmente levarono F assedio e ritiraronsi FU settembre. Più felici furono in Ungheria. Due anni soltanto erano passati dalla pace conchiusa con Ferdinando imperatore, quando questi morì (1564) e nuovi motivi di dissapori insorsero col successore Massimiliano. Ricominciò in conseguenza la guerra, e alla testa dell’ esercito volle porsi ancora lo stesso Sultano. Ben presto F infelice Ungheria si trovò nuovamente esposta a tutti gli orrori della conquista ottomana, e nelle vicinanze di Mohacs il figlio di Giovanni Zapolya principe di Transilvania baciava con grande solennità la mano al sultano suo protettore, dal quale otteneva la promessa della corona ungherese. Lo sforzo principale dei Turchi si volse contro Szigeth. Questa fortezza a due miglia da Cinquechiese, circondata dal fiume Almas, consiste di tre parti, cioè il castello, la città vecchia e la nuova. Il castello avea cinque baluardi intorno a’ quali correva triplice fosso, ed orane alla difesa il conte Zriny. La citta vecchia fu presa, la nuova fu d’ grdine dello stesso Zriny incendiata, tutto il conato ristringevasi intorno alla fortezza. E già della parte esteriore s’erano fatti padroni i Turchi, ma il castello interno resisteva e ribatteva eroicamente ogni assalto nemico. Alla mattina pero del 5 settembre andò in fiamme, più non restava se non la polveriera, e lo Zriny deciso di morire piuttosto che arrendersi, si preparava a glorioso fine. Si vesti del suo giubbone di seta, avvolse al collo una collana d’ oro, misesi in testa un cappello