486 In generale fiorentissima era in Verona l’industria; la città reggevasi quasi del tutto pel suo Consiglio, gli abitanti viveano contenti ; d’indole litigiosa, ricchi e poveri assediavano continuamente i tribunali (1); facili alla collera, ma pronti egualmente a calmarsi ; trattavano volentieri le armi, erano lodati per bellissimi ingegni e per attitudine ad ogni disciplina. La nobiltà avea rimesso in gran parte dalle risse e dalle inimicizie, trovando in fatto il suo conto, piuttosto nell’ attendere a governare le cose proprie e ad arricchire. Accadendo qualche zuffa, ricorreva il Rettore ad ottimo spediente confinando in casa ambedue le parti, le quali per liberarsi, consentivano tra breve a venire alla conciliazione. « Griova molto ancora, continua la Relazione, 1’ aver proibito li Bravi forestieri che soleano trattenere in casa con eccessive spese e interessi, i quali siccome erano sicarii e omicidiarii, così li loro patroni soleano necessariamente favorirli e aiutarli. Ora che si convengono provvedere de’ cittadini che hanno da perdere, oltre che non sono scellerati come i forestieri, nè vivono del sangue altrui, consigliano sempre la pace ancorché mostrino di voler fare e dire et hanno molto caro il non fomentar le risse ». Forniva Treviso con campi settecento mila (2), staia 74737 di frumento e 175088 di altre biade nell anno 1577 (3) ed avea di che vivere per otto mesi, molti luoghi rimanendo incolti (4). Dello stato de suoi contadini rifeuva Bartolomeo Cappello (5) essere poverissimi e ciò « perchè essendo il contadino poco inclinato a conservare la roba eh’ egli ha, ed il padrone molto avido d’accrescere la sua, (1) Relazione Andrea Bragadin. (2) Codice MCLXXXVII. (3) Relazione Bartolomeo Cappello all’ Archivio. (4) Codice suddetto. (6) Relazione suddetta.