424 nosciuto dal popolo, dichiarava voler sostenere i suoi diritti colle buone ragioni, e quando queste non bastassero anche colle armi, laonde si agitò vivissima controversia ed una polemica senza fine. Il papa, eccitato anche dai Cardinali, vedendo dal canto suo che nulla poteva colla semplice volontà e colle minaccie delle armi spirituali, ricorse altresì all’uso delle armi temporali ragunando un esercito che tosto mandò contro Ferrara sotto gli ordini del cardinale Aldobrandino. Il duca anch’esso mettevasi sulle difese ; la guerra era imminente, e Venezia stavasene attenta agli avvenimenti, senza voler prendervi parte, sebbene dal papa eccitata a dargli aiuto, e della sua neutralità rimproverata. Se non che le cose ben presto inclinando a ruma di D. Cesare, e in gran parte a causa della timidezza sua, che gli alienò gli animi de’ sudditi e crebbe l’ardire nei ponteficii, il Senato versava in grande incertezza ; da un canto spiacevagli la vicinanza del pontefice, già potente, or vieppiù per 1’ acquisto di Ferrara ; ricordava le antiche querele, i danni ad ogni tratto minacciati al commercio veneto dal porto d’Ancona, e quanto più grande diverrebbe il pericolo, quando il papa avesse pur l’adito del Po ; coi duchi di Ferrara facilmente, come più deboli, si erano accomodate le differenze ; non così sarebbe col Pontefice, che metterebbe alti’esì sempre in campo le giurisdizioni ecclesiastiche ; pareva quindi richiedere il proprio interesse di sostenere il duca. Ma dall’altro canto consideravasi doversi con ogni studio evitare, d’avvilupparsi in una guerra, specialmente col Pontefice, da cui aveansi a temere le più funeste conseguenze ; facilmente allora s’immischierebbe anche Spagna ; non doversi compromettere a certo danno il presente per il sospetto d’un lontano avvenire, già aversi tanti motivi di controversia colla sede papale che non tornava conto aggiungerne di nuovi. Mentre cosi pendevano i consigli venne a Venezia il vescovo d Ancona, che